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Sos degli operatori del settore pesca e dell'acquacoltura: subito il rinnovo o la proroga delle concessioni. Altrimenti, denunciano, la piccola industria ittica sarda, circa quaranta aziende con un fatturato annuo, almeno per gli allevamenti intensivi, di venti milioni di euro, rischia di andare a casa. I lavoratori si sono dati appuntamento questa mattina a Cagliari, davanti alla sede dell'assessorato all'Agricoltura, in occasione della convocazione di un tavolo tecnico che vede coinvolti, tra gli altri, Regione, Autorità portuale del nord Sardegna e Capitaneria di Olbia per un sit-in organizzato da Coldiretti.
"Vogliamo risposte – ha detto il responsabile di Impresapesca Mauro Manca – perché siamo stanchi di sentirci dire che dobbiamo aspettare. Non possiamo andare avanti senza concessioni: non possiamo nemmeno chiedere finanziamenti all'Unione europea". Le richieste: innanzitutto una proroga immediata delle concessioni demaniali marittime sino al 2020. In alternativa gli operatori chiedono il rinnovo delle concessioni esistenti per almeno vent'anni. Uno degli obiettivi della protesta è anche quello della rideterminazione dei canoni demaniali. "Non ci piace – ha spiegato Manca – essere esclusi dai tavoli in cui si parla del nostro futuro".
Il sit-in, cominciato poco dopo le 11, coinvolge operatori di tutta la Sardegna. "La nostra regione – ha sottolineato ancora l'esponente di Impresapesca – importa l'ottanta per cento del prodotto ittico dall'estero. Questo perché non ci sono spazi per gli operatori locali. In questo modo si sta mortificando un settore che forse rappresenta l'unica industria con prospettive sicure".
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