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Via chi ha avuto responsabilità politico morali nel disastro ambientale e urbanistico dell'Isola. È l'invito rivolto dal Gruppo d'intervento giuridico a due settimane dall'alluvione che ha causato morti e distruzione in tutta la Sardegna. "Sarà la magistratura competente ad accertare le responsabilità rilevanti sul piano penale e, forse, erariale – spiega il portavoce dell'associazione ecologista, Stefano Deliperi – ma sarebbe proprio il caso che certi rappresentanti istituzionali diano dimissioni irrevocabili e si ritirino a vita privata".

   Gli ambientalisti prendono come esempio Olbia. "Quando nel 2004 e nel 2010 – attaccano – le associazioni ecologiste Gruppo d'Intervento Giuridico e Amici della Terra sono intervenute in merito al piano di risanamento urbanistico di Pittulongu e alle relative varianti proposte, l'hanno fatto, carte alla mano, denunciando l'occupazione illecita con strutture edilizie addirittura di parte dello stagno retrodunale demaniale, oltre che degli alvei di vari corsi d'acqua. Così riguardo al cantiere edilizio a due passi dal Rio Bados (2006). Qualcuno fingeva di non vedere o autorizzava".

   Gli ecologisti parlano accusano: per loro negli ultimi quarant'anni Olbia è stata un "far west urbanistico". "Inutile che l'ex sindaco Settimo Nizzi quasi si autoassolva perché – sottolineano – ha dovuto 'combattere contro leggi regionali e nazionali che hanno fatto passare di tutto'. Quelle leggi, quei condoni edilizi, sono stati reiterati proprio dai governi del suo leader Silvio Berlusconi".