Sbarca anche a Cagliari il "presidio del caffè", una sorta di flash mob per attirare l'attenzione sui problemi del personale delle forze armate: militari senza divisa tutti intorno a un tavolino sotto i portici di via Ro a per discutere il da farsi e lanciare un segnale d'allarme ai politici. Una iniziativa nata a Roma con un gruppo di militari che di solito si ritrova in un noto bar della capitale e che cerca di sensibilizzare parlamentari, sottosegretari e ministri che passano. Magari seduti a bere un caffè.
"Abbiamo i contratti bloccati dal 2009 – ha spiegato Antonsergio Belfiori, delegato Cocer – e abbiamo paura che la situazione non cambi sino al 2018. Vogliamo, soprattutto ora che si parla di un riordino delle carriere, che si ascolti la base e si cancelli o si attenui quella differenza tra i vertici e il personale. Quello che è successo a Genova, con rappresentanti delle forze dell'ordine che si sono tolti il casco, è emblematico".
Antonio Serpi, presidente nazionale Commissione brigadieri e sergenti, spiega: "Da una parte ci sono le esigenze del Governo che ha necessità di tagliare in un momento di difficoltà. Ma bisogna capire che se non si investe sulla sicurezza aumentano i reati".
I caschi levati a Genova? "Passa un'immagine forte – commenta Serpi – al di là di come siano andate le cose. E cioè quella dei carabinieri che da sempre sono vicini ai cittadini". L'incontro con i politici c'è stato: i militari si sono fatti raccontare da Michele Piras, parlamentare di Sel, gli ultimi dettagli: "Sono previsti esuberi – ha detto – di 30mila unità fra civili e militari. Il problema dei decreti applicativi della legge del 2012 è che ciò che vogliono risparmiare da una parte, lo vogliono reinvestire in armi dall'altra. Martedì in Commissione diremo no".