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La candidatura di Francesca Barracciu continua ad agitare le acque del centrosinistra. Questa volta a prendere l'iniziativa sono Roberto Capelli, leader del Centro Democratico, e Luciano Uras, senatore di Sel. Tiene banco ancora la questione morale con il coinvolgimento della Barracciu nell'inchiesta della Procura di Cagliari sullo scandalo dei fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale.

   L'europarlamentare del Pd è uscita vittoriosa dalle primarie, ma è finita nel registro degli indagati per peculato e questo complica il suo cammino. Diversi partiti della coalizione hanno preso le distanze, alcuni hanno anche abbandonato il tavolo. E chi invece in quel tavolo ancora c'è, e ci crede, non risparmia critiche e sottolineature spigolose nei confronti del Pd e della candidata, entrambi sordi alle richieste degli alleati.

   "Questa lettera aperta – spiega all'Ansa Capelli – vuole essere un segnale per azzerare tutto, sedersi al tavolo e ricominciare. Non è sbagliato cambiare, è sbagliato perseverare nell'errore. Il Pd rifletta e colga l'occasione per tenere unita la coalizione, non per dividerla".

Capelli e Uras ritengono quindi "indispensabile un segnale di cambiamento radicale, un cambiamento che deve rappresentare il terreno comune, l'oggetto dell'impegno unitario di tutte le forze democratiche, progressiste, autonomiste, identitarie, della sovranità e dell'autogoverno. Il programma – scrivono nella lettera – non può che essere l'insieme delle proposte di chi vive la frontiera del bisogno, dei cittadini in stato di maggior sofferenza, frutto della pratica quotidiana della partecipazione, di tutti".

   L'obiettivo è di avere "una squadra di Governo nuova, esperta, capace, non compromessa e riconosciuta come di alto valore anche sul piano etico. Alla guida della quale non può che essere candidato chi questi requisiti non solo li possiede, ma soprattutto gli sono riconosciuti dal popolo elettore. Per questo nessun consigliere regionale uscente, oggi, potrebbe essere utilmente candidato a presidente della Regione. Pensiamo, anche se ciò provoca in noi un profondo disagio personale, che vada tracciata una linea netta tra le vicende che hanno screditato il Parlamento dei sardi e il futuro dell'istituzione autonomistica".

   Ai due esponenti del centrosinistra preoccupano anche i possibili effetti della legge Severino. "Dopo la mancata conferma dell'elezione a senatore della Repubblica di Silvio Berlusconi, la coalizione democratica non sarebbe capita dai propri elettori anche solo se rischiasse la decadenza di presidente e Consiglio regionale – argomentano Uras e Capelli – Un rischio che, per la nota irresponsabilità su questo terreno, lasciamo tutto allo schieramento di centro destra".

in serata la replica del Pd. "Nessun passo indietro, Francesca Barracciu è legittimata da 50.000 elettori che l'hanno votata alle primarie". Questa in sintesi la replica di Franco Marras, coordinatore della segreteria regionale del Pd, alla lettera.
 
 "E' davvero una pretesa incomprensibile – sottolinea Marras – che si pensi che basta la volontà di un singolo dirigente di un partito per sostituire un candidato che ha vinto le primarie così partecipate. Occorre essere rispettosi delle opinioni ma anche di 50 mila persone che esprimono chiaramente la propria volontà. Il Pd ha già deciso, come ha confermato il segretario regionale due giorni fa, il candidato presidente è quello scelto
con le primarie – chiarisce Marras – e rappresenta con la coalizione di centrosinistra l'unica opportunità di battere la  destra che ha governato in questi cinque anni. La candidata presidente con il Pd è pronta a parlare con tutti ma se si continua nella strada di fare campagna contro il Pd e il candidato presidente anzichè contro la destra, l'opinione pubblica comprende meglio di quanto possiamo ritenere chi si favorisce e chi si danneggia", conclude il dirigente.