un-mese-fa-l-and-rsquo-alluvione-olbia-stremata-chiede-certezze-contestato-il-sindaco

C'è ancora la paura che quel disastro possa verificarsi di nuovo, che la natura possa scatenare la sua furia sui centri abitati trascinando via vite e speranze. A un mese dall'alluvione che il 18 novembre scorso ha seminato morte e distruzione in Sardegna si vive ancora con il timore che la storia possa ripetersi. Nella mente dei nuoresi, dei galluresi e di tutti i sardi è ancora vivo il ricordo delle 16 vittime, dell'allevatore disperso, ma anche della donna morta a causa di un incidente per un albero finito sulla strada e dell'imprenditore di Orosei che, disperato, si è suicidato dopo che per la terza volta l'esondazione del Cedrino aveva distrutto la sua attività.

   Oggi il ricordo di quei morti in una marcia silenziosa che ha attraversato la città di Olbia: tappa in ogni angolo segnato dal dolore per le vittime, un corteo che si è così trasformato in una sorta di via crucis. C'era anche il sindaco Gianni Giovannelli in corteo: sue le parole rassicuranti per il lento ritorno alla normalità ma la gente, esasperata, lo ha contestato: vogliono tempi certi, garanzie e trasparenza sugli aiuti.

   Mentre operai, tecnici ed esperti lavorano per far rialzare la testa ad un territorio stremato, la popolazione ogni giorno fa ancora i conti con i danni che hanno cambiato radicalmente il proprio modo di vivere. Lentamente si lavora per il ripristino di strade, ponti e fabbricati nei 64 Comuni danneggiati inseriti nell'elenco dal commissario per l'emergenza, Giorgio Cicalò. In un mese, fa sapere il commissario, si è lavorato per l'assistenza alla popolazione – gli sfollati con provvedimento di sgombero a causa di abitazioni pericolanti o danneggiate sono ancora 1.236, di cui 1.132 solo a Olbia, e alcuni sono ancora ospiti di strutture alberghiere – cercando loro alloggi e centri di accoglienza. E' stata ripristinata la funzionalità idraulica all'interno dei centri urbani, sono stati liberati i ponti ostruiti e sono stati ripristinati i servizi essenziali come rete fognaria, acqua potabile e collegamenti stradali principali.

   Ma ancora c'è tanto da fare. In primo luogo sistemare i vari canali ostruiti, recuperare i rifiuti finiti negli arenili e ripristinare gli argini nel Rio Posada, nel Nuorese. I fondi stanziati dallo Stato ammontano a 20 milioni di euro, più i 12 milioni della Regione. Al momento i Comuni stanno anticipando le spese per gli interventi urgenti, si attendono poi le risorse nazionali. Una volta arrivate bisognerà effettuare una ricognizione delle spese già sostenute, a partire dall'assistenza alla popolazione, a cui occorrerà aggiungere i soldi spesi per gli interventi di somma urgenza, le spese ordinate dal commissario e quelle sostenute dai Comuni.

   Esistono però dei lavori per cui ancora non sono previsti fondi, ma che i Comuni e la popolazione richiedono: si va dal ripristino della viabilità urbana e rurale di accesso alle aziende agricole ai finanziamenti per la riduzione del rischio idraulico e idrogeologico che non sono gestiti dal commissario, come non lo sono quelli per risarcire i danni subiti dai privati e dalle attività produttive. In questo caso Cicalò è stato incaricato solo della ricognizione. Accanto agli interventi per far tornare alla normalità i centri colpiti, le Procure lavorano per individuare le eventuali responsabilità. Tre le inchieste aperte dalla Procura di Tempio Pausania e due quelle a Nuoro. Al momento non ci sono indagati direttamente collegati all'alluvione, ma tre amministratori sono finiti nel registro di Tempio per falso. Le due Procure, che lavorano a stretto contatto, stanno effettuando un lavoro certosino e minuzioso, tenendo i riflettori puntati sulle opere pubbliche,  proprio per questa ragione – hanno fatto sapere – gli eventuali indagati non arriveranno prima di gennaio.

(ANSA)