A perdere la vita nel 2009 furono tre operai, Bruno Muntoni, di 58 anni, Daniele Melis e Pierluigi Solinas, entrambi di 30, della ditta di manutenzioni Co.Me.Sa. Erano deceduti dopo esser rimasti intossicati dalle esalazioni mentre effettuavano lavori di manutenzione e bonifica di un serbatoio durante una delle fermate programmate dell'impianto di raffinazione della Saras di Sarroch.
I giudici in appello hanno confermato la condanna ma hanno ridotto ad un anno e 8 mesi la pena di primo grado, a due anni, di Guido Grosso, di 43, di Cagliari, direttore dello stabilimento, e Dario Scaffardi, di 53, di Milano, direttore generale della Saras. Confermati totalmente, invece, i due anni a Francesco Ledda, di 45, rappresentante legale della Co.Me.Sa, la ditta che aveva l'appalto dei lavori di pulizia dell'accumulatore in cui è avvenuta la tragedia. Assolti, come in primo grado, Antonello Atzori, di 52, di Quartu S. Elena, responsabile dell'area di lavoro dove morirono gli operai, e Antioco Mario Gregu, di 52, di Quartu, direttore delle operazioni industriali.
La sentenza è arrivata alle 12:10 dopo tre ore di camera di consiglio. Parzialmente soddisfatti gli avvocati della Saras che è stata assolta dalla responsabilità amministrativa. Per il legale Alfredo Diana si è "parzialmente soddisfatti, ma ora verificheremo le motivazioni e faremo ricorso in Cassazione per le condanne".
Il modello di organizzazione del lavoro nella raffineria di Sarroch era corretto. La Corte d'Appello ha così assolto la Saras dall'accusa di aver violato la norma sulla responsabilità amministrativa a conclusione del processo di secondo grado per la morte dei tre operai nel maggio 2009. Processo d'appello nel quale sono state sostanzialmente confermate le condanne per i tre manager imputati.
In questo senso si era già pronunciato il giudice di primo grado, però in appello il procuratore generale Michele Incani aveva chiesto la condanna dell'azienda dei Moratti, contestando le carenze proprio del modello organizzativo. La Corte ha invece respinto l'ipotesi accusatoria e ha scagionato la società. "I giudici – ha spiegato uno dei difensori, l'avvocato Alfredo Diana – ha ribadito la solidità della struttura organizzativa e della gestione della sicurezza che ha portato all'assoluzione della Saras".
Quanto alla responsabilità civile, l'azienda aveva già interamente risarcito il danno, prima del processo, con 5 milioni di euro ai familiari delle tre vittime. Per questa ragione sono state riconosciute nella sentenza di appello le attenuanti del risarcimento del danno a Dario Scaffardi, ex direttore generale, e Guido Grosso, allora direttore della raffineria.







