mont-and-rsquo-e-prama-spunta-un-nuovo-gigante-ora-caccia-al-santuario

Due grandi betili di arenaria mutilati dalle lame dell'aratro, diversi frammenti di statua poco appariscenti ma comunque appartenenti a una figura umana e poi un maestoso torso di pugilatore ancora incastonato nel sottile strato di terra fertile che ricopre la collinetta di Mont'e Prama nel Sinis di Cabras. Comincia a dare frutti importanti la campagna di scavi avviata lo scorso maggio nel sito che 40 anni fa restituì un vero e proprio tesoro archeologico costituito da migliaia di frammenti scultorei che poi hanno permesso di ricostruire 24 grandi statue di guerrieri, arcieri e pugilatori datate all'800 avanti Cristo, ora esposte al Museo nazionale archeologico di Cagliari e al Museo civico di Cabras.
La scoperta del torso di pugilatore è di pochi giorni fa. "Si riconosce che appartiene a un pugilatore dall'attacco del braccio destro, mancante, che è nella posizione di chi solleva e fa vedere il guantone armato", spiega l'archeologo della Soprintendenza Alessandro Usai, che però smorza subito facili entusiasmi. "Non è necessariamente la parte di una nuova statua che si aggiunge alle 24 già ricostruite ed esposte, potrebbe anzi appartenere proprio a una di quelle già ricostruite ma incomplete", puntualizza ammettendo comunque l'importanza del ritrovamento. Che è avvenuto a poco più di una decina di metri dal punto nel quale nell'ormai lontano 1979 furono individuati la catasta di frammenti e i reperti che hanno permesso la ricostruzione, seppure parziale, di 24 statue, ma anche una serie di tombe e una strada funeraria larga quattro metri.

Quei dieci metri, completamente vuoti di reperti, ora costituiscono una sorta di giallo ancora tutto da risolvere. I due betili di arenaria, che si aggiungono ad altri dieci dello stesso tipo più tre di calcare scavati negli anni '70 del secolo scorso, così come le statue e i modellini di nuraghe, confermerebbero l'ipotesi ancora tutta da dimostrare che il sito di Mont'e Prama duemila 800 anni fa ospitasse un grande santuario edificato per onorare la memoria degli antichi eroi costruttori dei nuraghi e delle tombe dei giganti. Ne è convinto l'archeologo Raimondo Zucca dell'Università di Sassari, che però non esclude la possibilità che non si trattasse di un santuario vero e proprio ma di una grande piazza pavimentata con grandi lastron in di arenaria nella quale si celebravano i giochi sportivi, per esempio tiro con l'arco e pugilato, in onore dei defunti e degli antichi eroi.