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Tagli ai fondi. e ora il mondo del cinema protesta. Giovedì 13 novembre nella sala delle conferenze  della Biblioteca Regionale l’Assessore alla Cultura Claudia Firino ha convocato una riunione  aperta a tutto il mondo del cinema regionale che attendeva dall’incontro azioni concrete, un salto di qualità e il cambio di passo nella gestione e nella percezione di un settore della cultura sarda “che opera  in un’isola condannata invece a  un destino industriale e edilizio che  ormai volge drammaticamente al tramonto,  con tutti i suoi effetti di inquinamento e di consumo del territorio”, scrive ilcomitato Moviemenetu.

Ma non è andata così. La riunione  ha avuto purtroppo un esito totalmente inaspettato e per certi versi “drammatico per tutti gli operatori presenti nella sala di viale Trieste”. La cifra promessa per il settore dalla scorsa finanziaria 2 milioni 900 mila euro si è ridotta a 960 mila euro, di cui 360 mila per il funzionamento della Film Commission e i restanti 600 mila euro per la produzione vera e propria.

Scrive Moviementu: “L’assessore e il suo capo di gabinetto hanno dichiarato durante la riunione di avere “raschiato il fondo del barile”, una metafora usata per spiegare agli artisti e alle maestranze, agli operatori culturali che  in realtà per il cinema non c’era  niente e che questi soldi arrivano solo per la volontà dell’Assessore  di tagliare qua e là dentro il bilancio dell’assessorato.  I due rappresentanti delle istituzioni hanno inoltre sottolineato che questa cifra  è dovuta ai “giochi di prestigio” della giunta  Cappellacci che ha lasciato in finanziaria cifre senza reali coperture economiche”.

A questo punto gli operatori del cinema hanno protestato con grande energia e hanno manifestato il loro sgomento per quello che considerano un segnale evidente del disinteresse e della scarsa attenzione delle istituzioni regionali per questo settore che chiede con forza regole certe, e da anni registra l’assenza di bandi, come  in questo caso attivati  solo alla fine dell’anno, o come  è successo negli anni scorsi dimenticati, o ancora peggio  gestiti con regole incerte, assolutamente  non in linea con i dettati della legge regionale del 2006 e hanno inoltre segnalato che altri settori della cultura isolana, hanno mantenuto giustamente i loro standard di finanziamento pubblico o li hanno visti addirittura in leggera crescita.

“Questa segnalazione”, aggiunge il comitato, “per evidenziare che  il settore cinema merita la stessa attenzione degli altri settori strategici della nostra cultura, settori  che  la Regione  non si sognerebbe mai di mettere  in crisi,  o in discussione, o di umiliare, come di fatto  è avvenuto   con questi 600 mila euro  che dovrebbero finanziare film, documentari, cortometraggi, tutta la filiera di un mondo che ha bisogno come  il pane di un incentivo, di quello che oggi si chiama start up, per gettare le basi di nuove produzioni che lascino soldi sul territorio, produzioni a cui la Regione partecipa solo con esigue percentuali, ma che sono fondamentali per  intercettare finanziamenti fuori dall’isola da riportare in Sardegna,  con ampie ricadute economiche nelle nostre città e nei nostri paesi e sulle loro economie e professionalità.

Gli operatori”, conclude, “chiedono a gran voce che vi sia la massima attenzione per le procedure, per le regole della legge di settore, un impegno finanziario più consono alla qualità espressa dal cinema sardo, la capacità di riflettere su scenari prossimi e venturi che siano capaci di dare gambe a questa industria creativa, a questa industria sostenibile che alla nostra isola ha dato tanto,  ricevendo in cambio come avrebbe scritto il grande regista Fiorenzo Serra un “pugno di terra”.