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"E' il caos nel carcere di Uta". Lo denuncia il deputato di Unidos Mauro Pili in una nota Facebook:

E' caos totale nel carcere di Uta: scattano le sirene allarme fuga. Ma sono gli operai dell'impresa. Cinquanta agenti in malattia. Turni anche di dodici ore. Scoperti,senza agenti, persino i camminamenti perimetrali esterni. Nel vergognoso carcere cantiere da ieri è fuori uso anche l'allarme fuga. Il muro perimetrale doveva essere presidiato sia sui camminamenti che da un sistema di sensori posizionati all'esterno del carcere. Da giorni il servizio non è coperto per mancanza di agenti. Ieri si è allagato il muro perimetrale ed è stato chiesto l'intervento dell'impresa. Nel bucare il muro per far defluire l'acqua piovana è stato reciso un cavo sensore e l'allarme fuga è scattato mandando in tilt la struttura.

L' allarme fuga del carcere è da ieri fuori uso. A questo si aggiunge che oltre 50 agenti sono in malattia. E' fin troppo evidente che in questa situazione incide una gestione al limite del lecito. Turni anche di dodici ore, incertezza del servizio da svolgere, stress da un carcere ingestibile con meno del 50% del personale necessario per una struttura tanto vasta quanto incontrollabile.

Si tratta di una situazione ormai da caos totale e si paga un'apertura inopportuna e del tutto illegale proprio per l'assenza dei codici di sicurezza sia in termini di copertura dei vuoti in organico che per la presenza all'interno del carcere di un vero e proprio cantiere. In questo a pagare il peso più grave sono proprio gli agenti costretti a sopperire a limiti inaccettabili in un carcere di quelle dimensioni. Emerge una situazione talmente grave che conferma lo scandalo di un carcere costato 95 milioni e che si trova persino senza allarme di fuga. Una situazione davvero paradossale che sfugge nel ridicolo. E' evidente che chi ha assunto la grave responsabilità di questa situazione deve risponderne personalmente visto che la forzata apertura era solo funzionale a premi e carriere, da conquistare ad ogni costo sulla stesse pelle dei lavoratori. Tutto questo sarà oggetto di un nuova interrogazione parlamentare.