“Poco dopo l’avvio delle scuole, nostro figlio ha cominciato a farci strane domande e ancor più strane richieste: ‘Come si diventa islamici, papà?’, ‘Perché non mi portate in Irak?’, ‘Mi piacerebbe arruolarmi nell’esercito jihadista’, aggiungendo a questo la volontà di imparare a sparare col fucile per poter diventare, da grande, un buon cecchino, come quello di “American sniper”, film che peraltro avrebbe voluto andare a vedere”.
Giovanni, padre sardo di un bambino quasi undicenne denuncia a Famiglia Cristiana quanto accaduto nella sua famiglia: “Io e mia moglie –racconta- non abbiamo dato troppo peso a quelle frasi, ma la mattina in cui, accompagnandolo a scuola, mi ha recitato, senza interruzioni, l’intera formula di giuramento di non so che rito iniziatico jihadista, mi sono preoccupato davvero, considerando anche il fatto che il ragazzo non aveva mai manifestato particolare entusiasmo di fronte a una poesia da imparare a memoria”.
Il piccolo, inoltre, conosceva nei particolari le caratteristiche del mitragliatore in uso ai gruppi terroristici di Al Qaeda e dell’Isis: “Sono andato subito a verificare in internet e ho dovuto costatare con spavento- continua il genitore- che le informazioni in suo possesso erano corrette”.
Deciso a trovare la fonte delle informazioni in possesso del figlio, che tra l’altro non aveva né di un telefono cellulare, né un accesso libero a internet in casa, Giovanni decide di recarsi nella sua scuola e scopre, grazie soprattutto all’interessamento del preside dell’istituto, che un suo compagno, che aveva libero accesso alla rete, aveva scaricato una grande quantità di video sull’Isis e su altri gruppi estremisti islamici e li aveva poi condivisi con alcuni ragazzini della scuola.
“Il dirigente scolastico non ha sottovalutato la mia segnalazione e, senza indugiare neanche un momento, è intervenuto. Ma i discorsi e le fantasie di mio figlio non sono, nel frattempo, cambiate. E neppure i suoi disegni: riempie fogli con personaggi incappucciati che sparano col mitra. Come genitori – conclude amareggiato Giovanni- ci sentiamo disarmati di fronte a quanto avviene, anche perché non ci pare affatto d’essere quel tipo di genitori assenti che non vigilano sui propri ragazzi. Pensi che una cosa del genere non possa capitare a tuo figlio, e invece. Ho raccontato la vicenda allo scopo di allertare tante madri e padri, perché questo fenomeno è più diffuso di quanto si creda e il primo filtro sta nella famiglia”.