"No alla mega-antenna Vodafone a Porto Pino": è la presa di posizione del Comitato di Tutela della località del comune di Sant'Anna Arresi contro l'impianto per la telefonia mobile che la multinazionale brittanica vorrebbe installare nella zona turistica.
Il promontorio, ricorda il Comitato, nel 1970 è stato dichiarato zona di notevole interesse pubblico e meritevole di specifica protezione.
"In un contesto dove i pini non superano i 6-7 metri e le abitazioni i 4 metri – denunciano gli ambientalisti – la compagnia telefonica vuole costruire un'antenna alta oltre 25 metri".
Il Comitato per la Tutela di Porto Pino ha organizzato una petizione per scongiurare la realizzazione del progetto: "Deturperà irrimediabilmente il panorama del promontorio. È paradossale che Vodafone voglia installare l'impianto in una zona dall’eccellente copertura di rete".
Per diffondere le informazioni sul progetto è stata aperta una pagina Facebook che conta numerose adesioni: "Vogliamo informare tutti i portatori di interesse ossia tutti coloro che sono stati o desiderano in futuro recarsi a Porto Pino e apprezzare in pieno il suo stupendo paesaggio".
Il procedimento per l’autorizzazione all’installazione della Stazione radio base è stato avviato dalla sede cagliaritana della compagnia telefonica il 22 dicembre 2014. Il 21 gennaio si è svolta a Sant’Antioco una Conferenza dei servizi durante la quale l’Asl 7 ha espresso un parere favorevole “a condizione che in ogni momento dell’esercizio, siano rispettati i parametri di emissione previsti a tutela della popolazione civile e lavorativa, dagli effetti delle onde elettromagnetiche”.
L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Sardegna (Arpas), non avendo partecipato alla Conferenza ha inviato un parere favorevole all’installazione dell’impianto.
Il Comune di Sant’Anna Arresi ha quindi autorizzato il progetto il 13 febbraio. Il Comitato, composto da circa 150 persone presieduto da Mario Pintus, ha scritto una lettera agli amministratori della compagnia telefonica sottolineando che il comportamento della società italiana sarebbe in contrasto con il Codice Etico aziendale.
Nei giorni scorsi tutti gli enti interessati sono stati invitati a rivedere la propria posizione sull’impianto annullando o sospendendo l’autorizzazione. Il Comitato promette battaglia e si prepara a ricorrere alla giustizia amministrativa.