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Compaesano ma anche e soprattutto nipote della vittima. Gavino Madau, l'allevatore di 46 anni, di Paulilatino, arrestato dai carabinieri della Compagnia di Ghilarza per l'omicidio di Giovanni Casula, il pensionato di 69, anch'egli allevatore, trovato cadavere il 31 ottobre scorso nella sua abitazione col cranio fracassato da un fendente sferrato con un pesante tubo di ferro, è infatti figlio di un cugino della vittima.
Per arrestarlo i militari della Compagnia di Ghilarza hanno organizzato una vera e propria trappola con tanto di auto civetta nella via Nazionale di Paulilatino. C'era il timore di una fuga o di una reazione violenta se fossero andati a prenderlo nel suo ovile in campagna o a casa dopo il rientro.
Tutto invece è andato liscio. Quando ha visto i militari Madau ha chiesto con aria stupita "Che cosa ho fatto?" negando comunque di aver ucciso lo zio. 

Una vendetta covata in silenzio per almeno 13 anni. I rapporti fra Giovanni Casula, l'allevatore di 69 anni trovato cadavere il 31 ottobre 2014 nella sua abitazione di Paulilatino, e il suo presunto assassino, Gavino Madau, di 46, anch'egli allevatore, arrestato ieri pomeriggio con l'accusa di omicidio premeditato, erano molto tesi almeno dal 1999. A quell'anno risale, infatti, una denuncia per lesioni personali presentata da Casula nei confronti di Madau. Un'altra denuncia nel 2001, quando Casula accusò Madau di aver rubato il furgone di un suo amico.
Sono state proprio quelle due denunce, recuperate negli archivi della stazione dei carabinieri di Paulilatino, a far finire Madau nella lista dei sospettati già poche ore dopo la scoperta del delitto. Altro elemento chiave a suo carico raccolto dai carabinieri della Compagnia di Ghilarza le immagini dell'impianto di videosorveglianza del Banco di Sardegna, assieme ad altre dichiarazioni che lo collocano la notte del 30 ottobre nei pressi del luogo del delitto.
Per quanto riguarda il movente, quello della vendetta non esclude però possibili collegamenti con altri casi di omicidio nelle campagne di Paulilatino rimasti finora irrisolti. "E' una pista sulla quale continuiamo a lavorare" ha spiegato il comandante della Compagnia, Alfonso Musumeci. Casula è stato ucciso con un colpo alla testa inferto con un pesante spezzone di un tubo di ferro per l'edilizia, ritrovato nelle campagne del paese con diverse macchie di sangue e che ora dovranno essere esaminate dagli esperti del Ris di Cagliari, ma il suo assassino ha continuato a infierire sul corpo con almeno quattro colpi.
Secondo l'accusa Madau è andato a cercarlo a casa, ha richiamato la sua attenzione battendo col tubo sulla porta di ingresso e appena Casula si è presentato lo ha subito colpito alla testa uccidendolo. Anche l'uso del tubo è un importante elemento d'accusa nei confronti di Madau perché è un tipo di arma impropria che l'uomo risulta avere utilizzato anche in altre aggressioni nei confronti di anziani.