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Prevenire è meglio che curare. Lo slogan viene fatto proprio dalla Regione Sardegna che ha approvato il Piano regionale di prevenzione che, con uno stanziamento di 42 milioni di euro complessivi (6 milioni per 2015 e 12 mln per ciascuno degli anni tra il 2016 e il 2018) punta a definire le strategie di screening della popolazione, le azioni di formazione degli operatori, dell'informazione dei giovani e meno giovani sui comportamenti virtuosi e quelli da evitare.
Nel contempo l'Assessorato regionale della Salute vuole attivare il registro regionale dei tumori e il registro della malformazioni congenite e prevedere iniziative di epidemiologia ambientale con monitoraggi anche nelle aree industriali e nei poligoni militari.
In particolare il piano si pone come obiettivi la riduzione del numero dei fumatori dal 27,1% attuale al 25,8%, della percentuale dei consumatori di alcol da 19,3 al 16,5%, mentre si vuole aumentare la percentuale del consumo di frutta e verdura dal 55,9 al 61%, come anche quella sull'attività fisica. Il piano di prevenzione racchiude anche la ridefinizione dei percorsi di screening con l'obiettivo, entro il 2018, di estendere al 100% l'indagine diagnostica del tumore della cervice uterina, del colon retto del colon retto e della mammella e il test sul papilloma virus (Hpv-Dna) in tutte le Asl. Tra i programmi più significativi quello nelle scuole e quello sulla sicurezza alimentare.
"Si stima che per ogni milione speso per la prevenzione – ha detto l'assessore della Sanità, Luigi Arru – ci sia un risparmio di tre milioni sul fronte delle cure, con un investimento dal valore aggiunto per la Regione. Si tratta di un piano che parte dal basso con il coinvolgimento di circa 150 operatori e che – ha concluso – mette in campo azioni trasversali e integrate".