La situazione nella carceri sarde è pronta ad esplodere. Carenza cronica di personale, mezzi fatiscenti e non sufficienti, continui atti di autolesionismo e tentativi di suicidi che, come due giorni fa, diventano tragedie, costanti ritrovamenti di droga ma anche aggressioni agli agenti di polizia penitenziaria. Un lungo elenco di problemi da tempo denunciato dai sindacati a cui si aggiunge la mancanza di direttori per le strutture carcerarie dell'isola – attualmente sei per dieci penitenziari – e un Provveditore regionale titolare anche del Triveneto. Finora, dicono le organizzazioni sindacali, nessuna sigla è stata convocata per affrontare le tante emergenze aperte. Per questo la Fns Cisl torna all'attacco sollecitando un forza un incontro con il provveditore Enrico Sbriglia e il vicario Pier Luigi Farci. A far precipitare la situazione, i fatti degli ultimi giorni: il suicidio di 21enne a Uta, impiccatosi in cella e morto il giorno dopo in ospedale, l'eroina e la siringa portata in carcere ai due figli da un'anziana madre di 70 anni, lo stato di agitazione proclamato a Mamone per i mezzi non idonei. La Cisl punta il dito contro l'amministrazione penitenziaria centrale che non risponde alle sollecitazioni e non risolve i problemi dell'Isola. I direttori, da parte loro, avendo altri incarichi, non hanno tempo a sufficienza per risolvere le criticità e, secondo il sindacato, non si può chiedere loro altro impegno. La richieste, sottolinea la Cisl, devono essere rivolte al Dipartimento, senza continuare una "guerra tra poveri" in sede locale.
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Suicidi, carceri sarde pronte ad esplodere







