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Sindacati dei medici uniti per la prima volta contro il governo nazionale e regionale. Sono dodicimila i camici bianchi in sciopero dalle 8 di stamattina fino alle 20 di stasera nell'isola, per la sopravvivenza di un sistema sanitario equo, di qualità e alla portata di tutti i cittadini.
"E' una giornata triste per la sanità, non saremmo voluti arrivare fino a questo punto, ma è giunto il momento di denunciare lo stato di disimpegno e disinteresse del governo nazionale e regionale verso il decadimento del sistema sanitario"", ha esordito, nel corso di una conferenza stampa, il presidente dell'Ordine dei medici della Sardegna, Raimondo Ibba.
"Si fa strada ormai una cultura economicissima della sanità che prevale su quella della salute. Lo dimostrano i numeri – ha detto Ibba – in Sardegna il 50% della dotazione dei medici clinici è carente, la riduzione e ripartizione dei posti letto cui non si accompagna a un'adeguata offerta assistenziale, mentre le liste d'attesa si allungano, fare diagnosi tempestive è sempre più difficile e, a causa della nuova normativa sugli orari, smetteremo di fare duemila ore di straordinario non retribuite all'anno. In questo modo si mette a rischio la salute dei cittadini".
Dopo Ibba hanno preso la parola i rappresentanti di tutti i sindacati medici. Secondo Susanna Montaldo (Associazione nazionale ospedalieri), "questo è il primo sciopero dopo il 2004 in cui tutto il mondo medico, dirigenti e veterinari compresi, è unito. Vorremmo scongiurare il rischio che, finanziaria dopo finanziaria, non venga garantito diritto costituzionale alla salute".
Luigi Mascia (Cimo) ha spiegato che "ormai non ci sono richieste prestazioni di qualità ma solo in quantità. E' necessario che il governo economico non sopravanzi su quello clinico". Andrea Tola del Sindacato unico medicina ambulatoriale richiama l'attenzione sulla "situazione del ramo specialistico, con i poliambulatori fatiscenti e una strumentazione obsoleta che ci impediscono di garantire un'assistenza adeguata".
Infine Edoardo De Pau (Snami), ha evidenziato come "il governo voglia trasformare quella dei medici di famiglia in una categoria di burocrati". 

Oristano. E' stata massiccia anche in provincia di Oristano l'adesione dei medici allo sciopero nazionale di 24 ore. "Non poteva essere altrimenti", hanno spiegato il presidente del Consiglio dell'Ordine, Antonio Sulis, ed i segretari provinciali dei più rappresentativi sindacati di categoria nel corso di una conferenza stampa convocata per illustrare le ragioni dello protesta.
"Questo sciopero non è solo per noi ma anche e soprattutto per i nostri pazienti e per tutti i cittadini, perché nell'oristanese, dove i servizi sanitari sono già carenti, il definanziamento della Sanità e le norme sul turn over avrà conseguenze più pesanti che su altri territori" hanno aggiunto esprimendo la necessità di vigilare perché l'oristanese non perda pezzi importanti della sua realtà sanitaria. "Le soluzioni non si trovano solo tagliando, taglino gli sprechi ma senza danneggiare i pazienti" hanno proseguito denunciando, per esempio, il sottoutilizzo per carenza di personale di alcune costose attrezzature radiologiche di cui dispone l'ospedale San Martino con allungamenti insopportabili dei tempi di attesa e l'eccessivo ricorso al precariato e alle consulenze esterne per supplire ancora alla carenza di personale.