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La Camera dei Deputati ha dato il via libera nella notte alla Legge di stabilità, dopo una seduta estenuante di votazioni a raffica. Il provvedimento è arrivato a 35,4 miliardi, con gli interventi per sicurezza e cultura dopo gli attentati di Parigi. Restano l'addio alla Tasi prima-casa che vale 3,7 miliardi, gli sgravi per le assunzioni, il superammortamento sugli investimenti delle imprese. Scompare dalla manovra il ventilato calo dell'Ires, l'imposta sui redditi delle società, già nel 2016.

La manovra va ora al Senato per la terza lettura. Insorgono i politici sardi. Per il componente del direttivo dell'Anci Antonio Satta, segretario dell'Unione Popolare Cristiana (Upc): “Questa Legge di Stabilità continua a dimenticare il Sud. Del fantasmagorico masterplan per il Mezzogiorno, e in particolar modo per la Sardegna, abbiamo perso le tracce. E ancora una volta a farne le spese saranno i comuni, soprattutto i più piccoli, che dovranno fare fronte alle richieste di più welfare che ogni giorno arrivano dai cittadini".

"E' semplicemente falso che il governo voglia affrontare la questione dell'insularità e compensare il divario. Durante la notte il governo Renzi ha calato la maschera respingendo l'unico emendamento che avrebbe consentito di dare risposte immediate alla Sardegna su insularità, zona franca e regimi energetici indispensabili per non fermare l'apparato produttivo della Sardegna". Lo afferma il deputato di Unidos Mauro Pili dopo che in aula è stato respinto l'emendamento da lui presentato. Durante la notte il governo ha, invece, approvato l'ordine del giorno dello stesso deputato di Unidos che riproponeva all'esecutivo le stesse questioni chiedendo un impegno a realizzare quegli obiettivi. "Un governo allo sbando – commenta Pili -, da una parte boccia il provvedimento legislativo in grado di dare risposte immediate su questioni dirimenti come riequilibrio insulare, zona franca ed energia, dall'altra, invece, approva l'ordine del giorno che lo impegna a dare risposte sulle questioni sollevate. Insomma, un governo che non sa che fare e che ancora oggi non riesce ad assumere nessuna posizione chiara sulle risposte per la Sardegna e per i drammi occupazionali e produttivi che vivono diverse aree dell'isola".