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Dall'anno prossimo Irpef e Irap saranno "più pesanti" in Sardegna: l'aumento delle tasse servirà a colmare una parte del disavanzo della sanità pubblica che quest'anno sfiora i 400 milioni. Un ritocco al rialzo che equipara l'imposta sulle attività produttive al resto d'Italia (dal 2,93% al 3,9%) e determina per i redditi oltre i 28 mila euro un prelievo più alto in busta paga. L'Irpef cala, invece, per chi dichiara redditi sotto i 28 mila euro.
Il centrosinistra, con l'approvazione di un disegno di legge passato in Consiglio regionale con 32 voti a favore e 19 contrari, ha previsto, infatti, un taglio dell'aliquota (oggi l'1,23%) sino allo 0,95% per i redditi fino a 15 mila euro e sino all'1,20% per quelli oltre i 15mila e fino a 28 mila.
L'imposta sale, invece, al 2,70% per redditi oltre i 28 mila e fino a 55 mila, al 3,20% oltre i 55mila e fino ai 75 mila e al 3,33% per i redditi oltre i 75mila euro.
A fermare gli incrementi non sono bastate le barricate del centrodestra che, parlando di "panettone avvelenato per i sardi", ha tentato di bloccare il provvedimento con un pesante ostruzionismo in Aula. Neppure i malumori in maggioranza hanno ottenuto l'effetto di frenare questo ritocco. Anna Maria Busia del Centro democratico, polemicamente, non ha votato il provvedimento, mentre Daniela Forma (Pd) ha dato il suo voto favorevole seppure precisando che il suo via libera arrivava "per disciplina di partito". "Abbiamo la coscienza a posto: non ci sono altre possibilità – ha spiegato l'assessore del Bilancio, Raffaele Paci – potremmo solo fare tagli drastici per tutte le spese extra sanitarie". Nel centrodestra il capogruppo Fi, Pietro Pittalis, ha preannunciato "proteste e raccolte firme per opporci anche fuori dall'Aula contro questa nefandezza", mentre Michele Cossa (Riformatori) ha denunciato che, "mentre con la legge si mettono le mani in tasca ai sardi, continuano sprechi e assunzioni nelle Asl, con la Giunta che si appresta anche a prorogare i commissari delle Aziende sanitarie". 

"Mentre a Roma si utilizza la leva fiscale per il rilancio dell'economia e le attività produttive e per sostenere la domanda interna, anche se in maniera insufficiente, in Sardegna si rischia che quello che ha dato la mano destra venga ripresa dalla mano sinistra", lo dice il senatore di Sel Luciano Uras in merito all'aumento di Irpef e Irap deciso dal Consiglio regionale per sanare il "buco" nella Sanità.
"La pretesa di risolvere il problema dell'eccessiva spesa sanitaria e del debito con interventi sull'Irpef e l'Irap purtroppo segna un'evidente contraddizione politica oltre che un danno di tipo economico – aggiunge – condividiamo la preoccupazione manifestata dalle forze sociali e dal sistema delle imprese perché quello che il bilancio dovrebbe sostenere è lo sviluppo".

"E' giusto che le negligenze politiche debbano essere pagate dai cittadini? La risposta è talmente ovvia che non merita di essere esplicitata. Così come è stata formulato l'aumento dell'Irpef oltre ad essere illegittimo, come correttamente segnalato dalla nostra consigliera Anna Maria Busia, è decisamente irresponsabile". Lo sostiene il deputato di Centro Democratico, Roberto Capelli, che boccia l'aumento dell'imposta sulle persone fisiche per ripianare il disavanzo della sanità.
 

"Di tutto ci saremo attesi, tranne che la Giunta regionale dei professori adottasse provvedimenti di tale portata. Sottrarre risorse alle imprese e ai lavoratori con l'aumento delle aliquote Irap e Irpef è un insulto", lo afferma Paolo Bullegas, presidente del Movimento Partite Iva Sulcis Iglesiente.
"Questa sempliciotta misura mette in evidenza l'inadeguatezza di professori, evidentemente abituati a fare esercizi accademici, e che mal si concilia con la necessità di positive azioni tangibili di riduzione di sperperi e di rilancio economico per il salvataggio della Sardegna – aggiunge -. Non aver messo in atto alcun provvedimento per sanare sprechi e limitare sciali, e nel contempo chiedere di sborsare ulteriori imposte che graveranno pesantemente sui consumi, sulle produzioni e sull'occupazione è un insulto nei confronti di chi, giorno dopo giorno, è impegnato a far quadrare i conti e tenta di restare in piedi, tanto tra le imprese, quanto nelle famiglie".