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Un grande assente, la semplificazione, un proliferare di enti a fronte di un fondo unico di 600 milioni di euro rimasto invariato rispetto alla precedente finanziaria, insufficiente prima, ancora più adesso.
Sono queste, secondo gli esponenti dell'opposizione in Consiglio regionale, le caratteristiche della legge sugli enti locali approvata in Aula mercoledì scorso.
"Una legge di disordine – la definisce il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, nel corso di una conferenza stampa – un ginepraio che crea sovrastrutture che richiederanno maggiori risorse per funzionare". Una legge che ha puntato molto sulla 'città metropolitana di Cagliari', ma poco attenta ai territori del centro-nord Sardegna". Il coordinatore di Fi Ugo Cappellacci ha fatto notare che "i manifesti visti ieri alla mobilitazione del Sulcis chiedevano più lavoro, magari zona franca, ma nessuno ha chiesto nuovi enti (città small, middle, large). La verità è che è mancata la condivisione della riforma, non solo con l'Aula, ma anche con i cittadini".
Il capogruppo dell'Udc, Gianluigi Rubiu, ha parlato di "accentramento nel capoluogo, con la conseguenza che il sindaco di Cagliari si troverà a ricoprire cinque incarichi diversi". E poi: "Con quali soldi verranno amministrati i nuovi enti?". Per Michele Cossa (Riformatori), relatore di minoranza, "è avvenuto un furto con destrezza soprattutto ai danni di Nuoro, l'Atene sarda". Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha spiegato che la riforma "ha solo introdotto nuovi volumi istituzionali". Per Angelo Carta, capogruppo Psd'Az, "quel poco che restava a Nuoro – il Man, la biblioteca Satta – è stato spazzato via da questa norma". 

"La riforma degli enti locali non prevede nuovi oneri finanziari, semmai consente, attraverso le nuove forme di cooperazione intercomunale, un effettivo risparmio o quantomeno costi invariati di Fondo unico, e un deciso miglioramento del rapporto costi-efficacia nell'erogazione dei servizi e delle funzioni", è la replica del capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Pietro Cocco, a quanto denunciato questa mattina dall'opposizione che aveva parlato di costi aggiuntivi derivanti dalla presenza di nuovi enti.
"In realtà – sottolinea Cocco – questa è una riforma profondamente innovativa che sancisce la scomparsa delle Province, istituisce la Città metropolitana, rafforza il ruolo delle Unioni di Comuni, attribuisce ai sindaci un ruolo di governo dei territori attraverso il potenziamento degli strumenti di associazionismo comunale". Quanto alle accuse mosse dall'opposizione, "il centrodestra è miope e cinico nei confronti del personale di Comuni e Province e dimostra totale incapacità di dare risposte alle attese dei cittadini amministrati che da troppi anni assistono ad un progressivo scadimento da parte degli enti locali nell'erogazione dei servizi, proprio a causa dei limiti normativi regionali e nazionali".