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E' morto oggi dopo una lunga malattia Giacomo Tachis, il re degli enologi. Piemontese, originario di Poirino (Torino), dopo gli studi alla Scuola di enologia di Alba ha lavorato per lunghi anni in Toscana e in Sardegna, fino a ritirarsi dall'attività di winemaker nel 2010 per dedicarsi, nella sua casa di San Casciano Val di Pesa, alla custodia di antichi volumi da appassionato bibliofilo. Si è sempre definito ironicamente un ''mescolavino'' ma il celebre enologo è di fatto il papà, l'inventore di grandi vini come i supertuscan Tignanello, Solaia, Sassicaia, e in Sardegna il Terre Brune e Turriga.  "Tutto il mondo del vino si inchini" scrivono dal Gambero Rosso in un Tweet.

Storico direttore delle Cantine Antinori per 32 anni, ha saputo condurre, come ha ricordato il marchese Piero Antinori nel nuovo libro "Tignanello. Una storia toscana", scelte audaci ed innovative: per quel vino ora sulle tavole dei grandi del mondo la prima volta venne superato il disciplinare della zona (il Chianti Classico), si utilizzò la fermentazione malo lattica e si passò all'invecchiamento in barriques, anziché in botti.

Nel 2014 gli fu conferita la medaglia d'oro con il simbolo del Pegaso, massima onorificenza della Regione Toscana, consegnata alla figlia Ilaria perché già impossibilitato a muoversi. In quella circostanza Antinori disse: "riconoscimento meritatissimo, e lo dico a nome di tutti i colleghi Toscani e da Italiano, perché tutti noi dobbiamo essere molto, ma molto grati a Tachis per la sua opera". Grati anche per la carica d'ottimismo che l'enologo riconosciuto come il fautore del Rinascimento italiano dava al settore. Tachis amava ripetere: "Il vino non conoscerà mai crisi perché la gente lo beve e lo berrà sempre''.

 "Con la scomparsa di Giacomo Tachis il mondo del vino perde uno dei suoi più importanti maestri". Così il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, in una nota. "Protagonista indiscusso – ricorda il ministro Martina – del rinascimento del vino italiano, ha saputo reinterpretare il ruolo stesso dell'enologo. Un uomo di grandissima cultura – sottolinea – che ha fatto della qualità una pratica quotidiana, diventando un punto di riferimento per le nuove generazioni di enologi. Se oggi il vino italiano è riuscito a raggiungere certi traguardi è anche per merito – conclude Martina – di uomini come Giacomo Tachis e Luigi Veronelli che in anni duri hanno saputo accompagnare il rilancio di questo settore. Dobbiamo fare in modo che la loro eredità possa essere uno stimolo a fare sempre meglio".