"Più della metà dei circa 500 professionisti attivi in Sardegna è precario, o non ha un contratto stabile; il settore è attraversato da una crisi strutturale da cui si può iniziare ad uscire anche con il sostegno pubblico a nuovi mezzi come il web ma soprattutto assicurando una crescita nella qualità". Lo ha detto il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Sardegna, Francesco Birocchi, in audizione davanti alla Commissione Lavoro ed Editoria, presieduta da Gavino Manca (Pd).
Per la Federazione della Stampa, il segretario regionale Celestino Tabasso ha sollecitato "un'urgente riforma della legge regionale sull'editoria, all'interno della quale il settore dell'informazione va separato, a nostro giudizio, da quello dell'editoria classica, ed aperto ai nuovi mezzi di comunicazione".
Secondo Tabasso, "dopo l'intervento forte della Regione che ha dato sollievo al settore televisivo in profonda crisi, restano le emergenze di nuovi media come la radiofonia ed i giornali online ai quali occorre rivolgere molta attenzione, anche perché hanno costi di esercizio più bassi rispetto ai media tradizionali ed un grande radicamento nei territori".
Editoria. Gli Editori sardi dell'Ares, di cui fanno parte 26 case editrici sarde in cui lavorano circa 200 persone, lamentano il "sostanziale disimpegno della Regione", che si è manifestato anche con un "taglio significativo delle risorse assegnate in alcune occasioni molto importanti per l'editoria sarda, come la Fiera del Libro, il progetto per l'Editoria digitale, il bando per la competitività delle imprese e la promozione della cultura della Sardegna". Lo ha sostenuto, davanti alla Commissione Lavoro ed Editoria del Consiglio regionale, Simonetta Castia, portavoce dell'Ares.
Gli editori hanno sollecitato la riforma della legge sull'editoria (la 22/98) utilizzando i contributi della commissione mista di esperti che, hanno ancora sottolineato criticamente, "esiste da tempo ma non è mai stata convocata".







