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Sabato prefestivo grigio per gli espositori della Fiera Internazionale della Sardegna, e non solo dal punto di vista meteorologico: silenzio diffuso, padiglioni deserti, sconforto e delusione generali.

Negli ultimi anni uno degli appuntamenti cult per cagliaritani e non, ha subìto una drastica perdita di popolarità per le grosse ed evidenti falle organizzative e per la persistenza dei costi proibitivi per molti standisti.

“Siamo alla frutta – commenta un espositore, uno di quelli storici –  il limite è stato superato, più in basso di così non si poteva cadere. Lo vede quel pakistano laggiù, quello in piedi all’aperto, che occuperà sì e no quaranta centimetri di suolo? Quello ha pagato, in anticipo, 700 euro per poter stare lì. Per non parlare dei costi degli stand e dei servizi: in un mondo in cui il wifi te lo danno gratis anche nei bagni pubblici, qui alla fiera si paga pure quello, a 50 euro per dieci giorni. Credo – conclude – non riuscirò nemmeno a recuperare i soldi per le spese”.

Fuori dai cancelli la musica non cambia: “Ci hanno tolto gli spazi immediatamente adiacenti ai cancelli – denuncia un ambulante – e ci hanno costretti a stare qui a margine. Abbiamo anche cercato di fare delle proposte agli organizzatori per cercare di animare e di ripopolare l’appuntamento annuale, per attirare i visitatori, ma sembra che a nessuno interessi far risorgere la Fiera”.

Tra i padiglioni che nemmeno si riconoscono più, dove gli esterofili si mischiano agli artigiani sardi, dove le scale per i piani alti sono ferme e sbarrate da anni, dove non si sente più l’odore dei pop corn e delle cipolle alla piastra, l’angolo degli animali – da cui chiunque, negli anni d’oro, se ne andava con in mano un pulcino di papera – è solo un lontano ricordo dei nostalgici, il lassismo organizzativo è evidente un po’ ovunque e si sente nella voce rotta dalla rabbia dei commercianti:

“Abbiamo bisogno di questi momenti, di questi eventi, per andare avanti in un periodo davvero nero. Per questo siamo qui, oggi, a correre il rischio di andare in rosso. Ma sarà il nostro ultimo anno probabilmente, del resto a chi è che fa piacere trovare un mortorio così? I nostri prodotti sono ottimi e meriteremmo un impegno maggiore da parte di chi prende i nostri soldi in anticipo per il pagamento degli spazi, e invece siamo qui quasi a elemosinare, non è dignitoso”.

Ma non sono solo i venditori a lamentarsi:

“Sapevo già che non avrei trovato nulla di nuovo – si lamenta un visitatore –  e che, anzi, sarebbe stato peggio dell’anno scorso. Ma ho due bambini e li ho portati nella speranza si divertissero un po’ nell’area giochi. Invece anche quello spazio è morto, una tristezza infinita. E poi ti giri dall’altra parte e vedi venditori che con i loro microfoni parlano da soli e fanno dimostrazioni dei prodotti al vento, a volte ti fermi solo per solidarietà, ma non è così che deve andare”.