Nel momento dell'arresto Igor Diana, di 28, è sceso dall'auto puntandosi la pistola alla tempia, minacciando di suicidarsi, e poco dopo ha puntato l'arma contro carabinieri e poliziotti che hanno sparato ferendolo alle braccia.
Il giovane, figlio adottivo di Giuseppe Diana, di 67, e Luciana Corgiolu, di 62, uccisi con numerose coltellate nella loro abitazione di Settimo San Pietro (Cagliari), aveva intenzione di sparare alle forze dell'ordine – è quanto emerso durante una conferenza stampa congiunta di Polizia e Carabinieri in Questura a Cagliari – ma per fortuna la pistola si è inceppata. Quando è stato acciuffato da un carabiniere, mentre si nascondeva in un cespuglio, il carrello dell'arma era ancora bloccato.
Il giorno dopo il duplice delitto da lui stesso confessato Igor Diana, di 28 anni, è uscito tranquillamente da casa, ha visto amici, ha acquistato droghe leggere (faceva uso di hascisc e marijuana), è andato al bar a giocare alle slot e poi ha fatto perdere le sue tracce.
Il giovane, secondo quanto emerso nel corso della conferenza stampa congiunta in Questura di Polizia e Carabinieri, al momento dell'arresto è apparso freddo. "Chi ha incrociato il suo sguardo per qualche secondo – ha evidenziato il dirigente della Squadra mobile di Cagliari, Alfredo Fabbrocini – lo ha visto determinato e lucido". Come lo è stato durante la fuga a tutta velocità sulla statale 293 a Nuxis, nel Sulcis, e anche quando, ormai bloccato, è sceso dal veicolo, si è puntato la pistola alla tempia, minacciando di uccidersi, ma poi senza esitare l'ha puntata contro Polizia e Carabinieri, tentando di sparare. A quel punto i poliziotti hanno aperto il fuoco ferendolo al braccio sinistro, gomito fratturato, e di striscio al braccio destro. Il 28enne è poi fuggito a piedi nascondendosi tra i cespugli dove è stato bloccato da carabinieri. In mano aveva ancora la pistola Beretta. "L'arma si è inceppata – ha spiegato ancora il dirigente della Mobile – altrimenti avremmo pianto un'altra vittima".