Saranno unificate le tre proposte di legge di PdS, Riformatori e Udc e il ddl della Giunta regionale sulla riforma della sanità in Sardegna, a partire dall'istituzione della Asl unica (Asur). L'idea di un'unica Asl, cuore del riordino del settore proposto dall'esecutivo, piace ai Riformatori, mentre PdS e Udc preferiscono la suddivisione in tre aziende. La Giunta Pigliaru si gioca tutto su questa riforma, tanto da assimilare l'approvazione dell'Asur al voto di fiducia di matrice parlamentare che però non è contemplato nell'ordinamento regionale.
Diverse parti della maggioranza storcono il naso sull'accentramento delle funzioni e giovedì 19, in sede di commissione, si cercherà di trovare una soluzione condivisa per unificare le varie proposte. Tra le criticità emerse oggi a margine dei lavori della stessa commissione – che ha sentito in audizione l'assessore competente Luigi Arru – non solo la Asl unica, ma anche i 'superpoteri' assegnati al direttore generale dell'Asur.
"In sanità è sbagliata l'equazione riduzione costi-tagli Asl – spiega Augusto Cherchi del PdS – esistono anche dubbi sull'immediata applicabilità della legge e sul gigantismo organizzativo che potrebbe creare disservizi e disorganizzazione. Stiamo creando un'azienda da oltre 15 mila dipendenti, 24mila chilometri quadri di territorio, una popolazione distribuita in maniera disomogenea, con un bilancio di oltre 2 miliardi di euro. Il rischio è l'ingovernabilità", denuncia l'esponente della maggioranza.
"La proposta di istituire una azienda sanitaria unica nasce per superare le criticità del sistema regionale, in cui finora hanno operato gestioni profondamente diverse senza un'idea di governance comune". Lo ha detto l'assessore della Sanità Luigi Arru davanti alla competente commissione, presieduta da Raimondo Perra (Psi), a proposito del ddl della Giunta che istituisce l'azienda unica.
"Si tratta di un intervento di forte semplificazione gestionale – ha spiegato l'esponente delle esecutivo – che da una parte supera il contesto precedente caratterizzato da undici aziende, undici staff (direttore generale, direttore amministrativo e direttore sanitario) e undici collegi di revisori dei conti riducendoli a cinque e, dall'altra, mantiene un solido legame con i territori attraverso le Assl (aree socio-sanitarie locali) che comunque non avranno personalità giuridica ma dovranno garantire una funzione di presidio in aree omogenee creando un sistema circolare con al centro il cittadino-utente".
Per quanto riguarda le strategie di politica sanitaria, Arru ha spiegato che "saranno contenute nell'Atto aziendale della nuova azienda, elaborato sulla base degli indirizzi della Giunta, con il parere della commissione competente. Si sta lavorando inoltre – ha annunciato l'assessore – sia alla definizione del profilo del nuovo direttore generale, che sarà affiancato da un direttore amministrativo e un direttore sanitario, che alla messa a punto di meccanismi di equilibrio fra i poteri, alle procedure di nomina dei vertici delle Assl, al controllo su alcune tipologie di atti, alla razionalizzazione della contrattualistica".
Via libera dalla Cgil alla Asl unica, anche se resta una "nota dolente" l'esclusione dei sindacati alla condivisione e alla costruzione delle linee di intervento nella conferenze territoriali. E' quanto sostiene il segretario generale della Cgil, Michele Carrus, al termine della riunione fra l'assessore della Sanità, Luigi Arru, ed i segretari confederali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil.
"Condividiamo in linea di principio l'idea di più efficienza e risparmio che sottende al disegno di legge della Giunta sulla Asl unica e non abbiamo motivo di ostacolare la scelta così come è stata illustrata oggi nel confronto con l'assessore Arru, in un modello funzionale a cerchi concentrici – sostiene Carrus – ha anche il pregio di non essere troppo rigido e di tracciare un assetto che si presta a modifiche successive attraverso interventi di carattere amministrativo".
La Cgil avanza perplessità sul sistema dei controlli, perché "l'operato del direttore generale – aggiunge Carrus – non può essere sottoposto al solo controllo dell'esecutivo (che tra l'altro lo nomina) e avrebbe invece bisogno per esempio di un organo di garanzia esterno e indipendente rispetto alla Giunta e all'assessore di turno".
Centrodestra all'attacco della riforma sanitaria prevista nel testo presentato in Consiglio, anche se i Riformatori plaudono alla Asl unica (Asur) seppure con dei distinguo.
"La maggioranza si metta d'accordo con sé stessa – afferma Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia – Al momento l'idea viene tirata fuori come un jolly ogni volta che i media rilevano l'aumento della spesa sanitaria, ma dopo tre annunci in due anni in cui si contrabbandava come risultato un'intenzione, non esiste neppure una proposta univoca e, ancora una volta, assistiamo alla presentazione di bozze, che si sovrappongono, si intrecciano e si confondono, tanto che ancora non c'è un testo sul quale confrontarsi. Non vorremmo – chiosa Pittalis – che la proposta fosse in realtà una nessuna centomila Asl".
Secondo il coordinatore dei Riformatori, Michele Cossa, "la Asl unica va fatta e anche velocemente, perché è l'unico modo che ha la Sardegna per garantire ai sardi servizi efficienti senza sprechi e clientele. Ci auguriamo che dopo aver perso due anni di tempo il Consiglio scelga il nostro come testo base.
Quello arrivato dalla Giunta regionale è un pasticcio, pieno di illegittimità che rischiano di vanificare lo sforzo riformatore.
Centralizzare e razionalizzare l'uso delle risorse umane e gli acquisti è l'unico sistema per porre fine alla degenerazione del sistema, che costringe ogni anno migliaia di persone ad andare a curarsi in altre regioni italiane".
"Il primo elemento da tenere in considerazione – osserva il leader dell'Udc Giorgio Oppi – è la specificità della Sardegna, che anche in campo sanitario presenta significative differenze rispetto al panorama nazionale. Con la nostra proposta di legge predisposta nel luglio 2014 abbiamo voluto lanciare un sasso nello stagno; riteniamo comunque che gli accorpamenti vadano fatti senza fretta, come dimostra l'esperienza totalmente negativa del Brotzu di Cagliari, e che è necessario assegnare priorità all'assistenza sanitaria sui territori per fare una buona riforma di sistema".







