E' in un interrogatorio del 25 febbraio 2015 che il pentito Antonio Accurso parla per la prima volta con i magistrati della Dda di Napoli delle presunte combine delle partite di calcio. "Io in prima persona – si legge nel verbale – ho influito sui risultati delle seguenti partite di calcio: serie B campionato 2013-2014, Modena-Avellino del 17.5.2014 e Avellino-Reggina del 25 maggio 2014".
"Un giocatore dell'Avellino, e prima ancora della Triestina, Armando Izzo – racconta – è un nostro parente, essendo nipote di Salvatore Petriccione (uno dei fondatori del clan Vinella Grassi, ndr). Già quando militava nella Triestina, vi fu un abbozzo di combine in cui mio fratello Umberto, accompagnato da Mario Pacciarelli, andarono a Trieste sapendo che la società non pagava gli stipendi ai giocatori per vedere se si poteva far qualcosa, ma senza risultato. A marzo-aprile del 2014, si presentarono da noi Armando Izzo e un certo Pisacane, anche lui giocatore dell'Avellino, famoso per aver rinunciato a 50mila euro per vendersi una partita, cosa che divenne pubblica e che portò il presidente della FIFA Blatter a conferirgli un premio.
Io li stimolai per sapere se vi era la possibilità di combinare qualche partita dell'Avellino, anche se era già il girone di ritorno inoltrato. Dissero che era molto difficile coinvolgere tutta la squadra; allora, poiché si trattava di due difensori titolari, chiesi loro se era possibile subire solo un gol, sul quale potere scommettere. Pisacane si rifiutò dicendo che lui queste cose non le faceva ed era stato anche premiato per il suo comportamento sportivo. Izzo si mostrò più disponibile, ma non lo fece davanti al Pisacane''.
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Partite truccate, pentito: “Pisacane disse no alla Camorra”







