Il prezzo del latte di pecora è stato tagliato del 30% rispetto allo scorso anno, mentre sul mercato si moltiplica la presenza di formaggio straniero, come dimostra lo scandalo del pecorino romeno privo di qualunque etichetta trasportato in condizioni igieniche pessime all'interno di un autotreno diretto in Sardegna fermato e multato dalla polizia stradale. E' quanto afferma la Coldiretti nell'evidenziare le ragioni che ha scatenato domani la mobilitazione di migliaia di pastori sardi che si raduneranno, con greggi e trattori al seguito alla Fiera di Cagliari, in Piazza Marco Polo a Cagliari.
L'obiettivo – osserva Coldiretti – è "difendere una tradizione secolare che, dopo il fallimento dello sviluppo industriale, rappresenta il vero valore aggiunto per il rilancio dell'economia, del lavoro e del turismo". Accanto ai pastori – aggiunge Coldiretti – ci saranno anche allevatori, coltivatori di ortofrutta, vino e cereali. Con loro il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, accompagnato dalla giunta nazionale, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e il governatore della Sardegna Francesco Pigliaru. Sarà inoltre allestito il primo museo del falso pecorino italiano nel mondo.
"L'ovinicoltura non svolge solo un importante ruolo economico, ma rappresenta un insostituibile strumento per presidiare territori che altrimenti non troverebbero altro impiego. Purtroppo se i prezzi del latte continueranno ad essere così poco remunerativi e il falso pecorino 'made in Italy' di importazione continuerà ad invadere il mercato c'è un fortissimo rischio di vedere chiudere molte aziende". Nell'aderire alla mobilitazione di Coldiretti a Cagliari a favore della pastorizia, ecco il commento di Stefano Sanna, presidente di Assonapa, l'Associazione aderente ad Aia che riunisce gli allevatori di pecore e capre, alla crisi che sta colpendo il comparto ovicaprino, un settore che in Italia vede impegnate circa 60mila aziende, un quarto delle quali operanti nella sola Sardegna, fra allevatori a tempo pieno e part time.
Il calo del patrimonio ovicaprino, sceso oggi a 7.200.000 pecore e 800.000 capre, preoccupa Sanna, che ribadisce gli effetti negativi delle importazioni di prodotti caseari dall'estero.
"Oggi in Sardegna gli acconti pagati agli allevatori dagli industriali e dal mondo cooperativo – continua Sanna – sono del tutto insufficienti. Si tratta di cifre al ribasso e in totale controtendenza rispetto all'andamento delle esportazioni di formaggi ovicaprini italiani. C'è, evidentemente, qualcosa che va riscritto nei rapporti fra allevatori e trasformatori, ma soprattutto occorre capire con esattezza le dinamiche dei flussi del falso formaggio italiano, sia sul mercato nazionale che su quello estero. Purtroppo da soli non possiamo farcela e occorre coinvolgere l'opinione pubblica su questi temi".







