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La legge che istituisce la Asl unica "presenta molti punti oscuri e poca chiarezza attuativa" ma i consiglieri del Partito dei Sardi "sono contrari a strumentalizzazioni politiche che inquinano la discussione sulla riforma della sanità in Sardegna".

Plaudono invece all'annunciato confronto di maggioranza – non ancora fissato per la settimana prossima – visto come una "presa di coscienza che sta maturando su un argomento così importante". In una nota Augusto Cherchi, Piermario Manca e Gianfranco Congiu ricordano la loro proposta di legge sulla riforma sanitaria del maggio 2014 ed evidenziano che la riorganizzazione deve essere "contestualizzata al nostro territorio, alla nostra popolazione, alle nostra storia, alle nostre infrastrutture (poche e non adeguate ai tempi), ai nostri apparati amministrativi e ad una visione di sanità che si deve strutturare sulla nostra realtà e non su realtà metropolitane o dettate da strateghi della penisola".

Tra le criticità, "la possibile (certa) deriva verticistica aziendalista che di fatto allontana i territori, i cittadini e i dipendenti dalla direzione aziendale con un modello che potrebbe funzionare in una industria di automobili, ma che sicuramente ha grossi limiti nella produzione di salute e qualità di vita. Viene resa di conseguenza difficile, se non impossibile, l'attività di verifica e controllo sull'operato del direttore generale", ribattezzato "dittatore generale" sul quale le forme di controllo "sono deboli e non ben definite".

Il PdS è convinto che "i risparmi devono prima di tutto arrivare centralizzando servizi amministrativi e la gestione delle funzioni di supporto alla erogazione dei servizi sanitari, scovando sacche di sperpero che si annidano a tutti i livelli".