Risate ed emozioni, intense (entrambe); critica, autocritica, musica, mimica e poetica di fronte a una platea entusiasta che più che pubblico è un gruppo di amici: a Sedilo, Giuseppe Povia, in arte Povia e basta, non si è risparmiato durante il suo concerto-spettacolo durato circa due ore.
Tratte dal suo Nuovo ContrOrdine mondiale, ultimo album –autoprodotto e venduto tramite social-, e intervallate dai suoi cavalli di battaglia (I bambini fanno ooh, Vorrei avere il becco e Luca era gay) più alcuni mitici remake (da Battisti a Vianello), le canzoni offerte dal cantautore milanese al suo parterre hanno incantato e fatto riflettere su molti punti dolenti della politica italiana ma non solo. Due ore di viaggio in uno squarcio di luce cosciente e disillusa sull’attualità messa in musica per manifestare il suo no al dominio della grande finanza, la sua dichiarazione di guerra all’ eurocrazia e ai burattinai che muovono il mondo.
Povia non ha risparmiato critiche e polemiche in particolar modo contro i giornalisti della stampa nazionale che hanno massacrato il suo “Vorrei avere il becco” che, però, in barba a tutti, vinse l’edizione 2006 del festival di Sanremo:
“Cercavo di spiegare – racconta – che il brano parlava dei miei nonni e di quelli che con le briciole, con poco, portavano avanti il mondo. E più lo spiegavo meno volevano sentirlo. Ma grazie a voi quella canzone guadagnò il primo posto”.
Ad aprire il concerto il brano più celebre e suo primo successo, I bambini fanno ooh: “Nessuno si sognerebbe mai di aprire un concerto così – il riferimento è ai tanti artisti che lasciano i brani di maggior successo alla fine dell’esibizione – ma a me non interessa!” ironizza subito l’artista stringendo subito un patto di lealtà e franchezza col suo pubblico.
Stile e leggerezza ma mai superficiale nelle tematiche affrontate sul palco: l’amore, la vita, la speranza, i sogni, la crisi economica e sociale, la disoccupazione, la finta democrazia. Tutto con canzoni simbolo e cartelli, sintesi originali dei messaggi lanciati al pubblico durante tutto lo spettacolo: “Vola solo chi osa” per esempio, e poi “Non importa come sei, importa ciò che vuoi”, “La vita non si gode, si vive” o “L’amore muove le persone se le persone muovono l’amore”.
Il coraggio delle idee, quindi, ma non solo. Anche tante emozioni per i suoi fan e per una in particolare: la giovane Giulia, chiamata sul palco dal suo beniamino per una dichiarazione d’amore che è amore/rispetto per i bambini, categoria sempre al centro dell’attenzione del Povia-poeta che non manca occasione per ricordare ed emozionare volgendo il pensiero alle sue due figlie, sua ispirazione continua e ragione di lotta per un mondo migliore.
Momento clou della serata il ricordo all’amico scomparso durante un incidente che l’ha visto coinvolto in prima persona in un “maledetto sabato sera fatto di alcool e qualcos’altro”: “Questa canzone non è per voi – ammette con sincerità – la canto per lui, perché so che l’ascolta”. E intanto, tra le righe, lancia il suo appello ai giovani, che penetra le coscienze più affilato di una lama di coltello.
Povia uno di noi gridano i fan, e non c’è nulla di più vero. Uno tra i tanti, un uomo, un padre che svuota in pubblico il suo zaino di esperienze e senza vergogna, senza filtri, senza demagogia le vomita sulla platea che, a Sedilo, in un’ inaspettata fredda serata di luglio, se le prende tutte e se le porta a casa.







