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Giuliano Pisapia si sfila dal fronte del "No" al referendum, provocando delusione in Sinistra Italiana, un partito ancora senza leader che guardava proprio a lui con interesse. Stefano Fassina, uscito dal Pd proprio per dar vita con Sel al nuovo partito, lo attacca, dandogli del "doroteo", mentre tra i Dem, l'ex sindaco di Milano riceve apprezzamenti anche per la sua dichiarata preoccupazione per un centrosinistra diviso. "Mi sembra una guerra fratricida che può portare solo danni enormi a tutti", ha detto Pisapia in un'intervista a "La Repubblica", in cui difende anche la riforma costituzionale ("Non è pericolosa e l'ha chiesta il Parlamento"). La divisione che preoccupa l'ex sindaco di Milano non riguarda solo i partiti del centrosinistra, ma anche il loro mondo di riferimento, come "sindacati o Anpi". "Mi sembra di assistere, tra persone che hanno la stessa storia e gli stessi valori, a una continua e disastrosa polemica con grande gioia della destra", osserva. Quanto al merito del referendum, Pisapia cerca di "raffreddare il confronto": "Comunque vada a finire, non è in gioco la democrazia". E oggi anche un altro sindaco "arancione", come Marco Doria, primo cittadino di Genova, esprime preoccupazione: il centrosinistra che lo sostenne alle elezioni "si è dissolto" e "purtroppo il referendum incombente non aiuta a ricomporre certe fratture". Da Sinistra Italiana, che ha sostenuto Pisapia nella sua amministrazione, arriva un gelo polare. Stefano Fassina però lo attacca definendo "preoccupanti" sia la sua analisi della riforma oggetto del referendum, sia "l'idea di politica espressa". L'ex responsabile Economia del Pd, poi, boccia la prospettiva di unità del centrosinistra: "Il problema è che il centrosinistra o l'Ulivo, è stato archiviato dagli elettori perché profondamente segnato dall'impianto culturale e dalla fallita agenda liberista", cioè quella di Matteo Renzi. Sferzante la conclusione: "Caro Giuliano il tuo elogio alla ragionevolezza dorotea è fuori tempo massimo. Il centrosinistra è morto". Il rilancio della prospettiva di un centrosinistra unito è invece fatta propria dal ministro Maurizio Martina e dal vicecapogruppo del Pd alla Camera, Matteo Mauri: "Più emergeranno toni e contenuti costruttivi di questo segno, proposti oggi da Pisapia – ha detto il ministro – più si potrà fare un lavoro utile per il paese e per il destino del centrosinistra". "Chi prova – ha detto Mauri in risposta a Fassina e a Sinistra Italiana – a usare strumentalmente questo passaggio per obiettivi solo politici, non dimostra di avere la responsabilità che tutti dovrebbero dimostrare".