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"L'unificazione di Inps, Inpdap ed Enpals non ha portato alla creazione di una classe dirigente unica, ma a una somma numerica e a una sovrapposizione di funzioni". L'ha detto all'ANSA il presidente dell'Inps Tito Boeri, a margine della cerimonia di inaugurazione del 455esimo anno accademico dell'Università di Sassari.

"Entro il 2016, anticipando la riforma Madia sulla dirigenza pubblica, ridurremo le figure dirigenziali da 48 a 36 – spiega – oggi i dirigenti che stanno a Roma sono 33, ma ne resteranno solo 14".

Gli altri 22 saranno distribuiti su tutto il territorio nazionale. "Vogliamo dare particolare attenzione ai problemi del territorio e al contatto con i contribuenti e con le loro singole esigenze", annuncia il presidente dell'ente previdenziale, secondo il quale "si tratta di cambiamenti importanti, con cui instauriamo un rapporto diverso con i cittadini, non più legato alle specifiche prestazioni ma a una complessiva attenzione per la persona".

Per Boeri si tratta "di una riforma radicale, che prevede tra l'altro l'istituzione delle tre aree metropolitane di Milano, Roma e Napoli e della nuova direzione 'Servizio agli utenti', che ci consentirà di ottimizzare la capacità di coprire tutto il territorio, poiché oggi in alcune aree i servizi registrano ritardi molto maggiori che altrove". Misure drastiche, conclude l'economista, "che incontrano una forte opposizione, ma contiamo di tradurla in pratica entro la fine dell'anno".

"Investendo sul lavoro si migliora anche la condizione dei pensionati, mentre non è sempre vero il contrario". Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, indica la strada che l'Italia deve seguire per uscire dalla crisi occupazionale e previdenziale. Lo fa nel corso di un intervento in occasione della cerimonia di inaugurazione del 455esimo anno accademico dell'Università di Sassari.

"Non possiamo investire solo su chi ha smesso di lavorare", insiste Boeri, l'Italia dovrebbe "smetterla di penalizzare chi cambia lavoro, come nel caso delle ricongiunzioni onerose dei diritti pensionistici, che vanno abolite". Per il docente della Bocconi di Milano, "il sostegno al reddito in costanza di lavoro dovrebbe essere garantito solo in caso di crisi temporanee". Se invece ci si trova di fronte a crisi strutturali, spiega Boeri, "è meglio un'assicurazione salariale che garantisca a chi cambia impiego retribuzioni iniziali comparabili a quelle percepite sino a quel momento".