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No a un'Europa che volta la testa dall'altra parte e si rifiuta di affrontare in maniera strutturale la questione dei migranti. Basta alla logica dell'emergenza. E' il filo rosso che lega gli interventi dei sindaci di tutta Europa arrivati in Vaticano per un confronto sui profughi. Sono stati circa ottanta i primi cittadini chiamati a Roma dal Papa. Dalle grandi città come Roma, Parigi, Madrid, ma anche da quei piccoli paesi di frontiera che hanno sulle loro spalle ogni giorno la gestione dell'emergenza. Come Lampedusa, Lesbo, Ventimiglia. I sindaci italiani hanno voluto chiudere la due-giorni con una dichiarazione di impegni: "Noi Sindaci italiani affrontiamo il dovere morale e civile di dare accoglienza a coloro che fuggono dalle emergenze umanitarie in memoria dei 24 milioni di italiani emigrati in terra straniera a cavallo tra il XIX° e il XX° secolo e con il pensiero rivolto ai quasi 5 milioni di cittadini italiani che vivono fuori dal nostro Paese: l'Italia sa cosa significa dover lasciare la propria terra per un futuro incerto". I primi cittadini italiani fanno anche proposte concrete: "collaborare alla costruzione di corridoi umanitari e programmi di reinsediamento che permettano a chi fugge di raggiungere i nostri territori senza mettere a repentaglio la propria vita e senza arricchire le reti dei trafficanti". Tra i sindaci intervenuti all'evento organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze sociali, il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala che ha sottolineato come la questione dei rifugiati per alcuni sia "un'occasione politica ghiotta da strumentalizzare" e invece "accogliere è un dovere". Per Sala "il governo dovrebbe valutare l'istituzione di un Commissario ad hoc con reali poteri". "Il Papa, con i suoi continui richiami, ha aiutato molto anche il sindaco di Milano", ha sottolineato. Il presidente dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha rilevato: "l'impatto di questo fenomeno sulle comunità locali che amministriamo è inevitabile anche se non credo sia ingestibile". Il sindaco del capoluogo pugliese ha fatto notare che chi lascia la propria terra lo fa per garantire "il diritto alla vita a se stesso e ai propri figli. L'Italia non ha voltato la testa dall'altra parte, c'è ogni giorno a salvare vite umane. Ma non può restare sola". Infine anche la testimonianza del giovane sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano: "Non ho mai vissuto la frontiera con i controlli, le barriere. Da due anni la frontiera si è ri-materializzata. Questa non è l'Europa che voglio io, l'Europa di chi ha fatto l'Erasmus, di chi crede nell'accoglienza". Per il primo cittadino della città ligure, che due anni fa è stata al centro delle cronache per i respingimenti alla frontiera da parte della polizia francese, bisogna pensare alla realizzazione di "una rete di sindaci per affrontare le questioni legate alle migrazioni. Siamo noi che viviamo sulla nostra pelle l'ipocrisia dell'Europa. Io penso che non possiamo far morire delle persone perché c'è una parte di Paesi in Europa che si gira dall'altra parte. Ringrazio la Chiesa che ci dà una mano enorme perché lo Stato in certi momenti ha abdicato", ha concluso.