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Entro gennaio il ministro dell'Interno Marco Minniti sarà ascoltato dalla Commissione d'inchiesta sui migranti, "è compito della Commissione e del Parlamento apprendere non dai giornali quale è la strategia sulla materia, strategia che al momento non si comprende quale sia". A dirlo è Federico Gelli (Pd), che dal febbraio scorso ha sostituito Gennaro Migliore alla guida della Commissione parlamentare d'Inchiesta sui migranti. Oggi su 100 migranti solo 40 ottengono lo status di rifugiato e gli altri 60 non hanno diritto a rimanere in Italia. "Il Governo vuole mettere mano alla gestione del sistema di espulsione, totalmente inefficace. Ci fa piacere vedere un'azione maggiormente incisiva da parte del Viminale in tal senso", dice Gelli. "Il ministro Minniti si è reso subito disponibile, a differenza del ministro Alfano che nonostante le sollecitazioni non è mai venuto in Commissione dove in sua vece è sempre venuto il prefetto Morcone. Abbiamo perplessità sul fatto che la soluzione possa essere creare Cie in ogni regione – prosegue Gelli, riferendosi alla recente "stretta" impressa dal Viminale con la circolare del capo della polizia Gabrielli emanata il 30 dicembre – almeno in passato l'esperienza dei Cie non è stata buona, ricordo che questa Commissione è nata dopo lo scoppio di alcuni scandali. I 4 Cie oggi funzionanti sono in condizioni precarie, inadeguate, e troppo spesso diventano ghetti difficili da gestire. La Commissione ha visitato i 4 hotspot presenti sul territorio italiano, i centri di primissima accoglienza: sono a Taranto, Trapani, Lampedusa e Pozzallo ma abbiamo rilevato che ognuno ha un modello organizzativo diverso dall'altro; serve una normativa che disciplini questi centri. Ci sono poi i migranti ospitati nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e nei Cpa (Centri di prima accoglienza) che attendono anche oltre un anno per sapere se la loro richiesta di asilo politico sia stata accolta. Le Commissioni territoriali che esaminano le domande sono raddoppiate, passando da 20 a 41 e si è dimezzato il tempo di attesa per il riconoscimento dello status, ma sono ancora tempi troppo lunghi". C'è poi il modello Sprar (Sistema centrale di protezione per richiedenti asilo) "gestito ottimamente dai Comuni": l'auspicio è che sempre più comuni aderiscano allo Sprar, dopo la sigla dell'accordo tra Anci e Viminale. "Sono circa 180 mila i migranti in Italia – spiega Gelli – e finora solo 2.600 comuni hanno dato disponibilità all'accoglienza; se lo facessero tutti gli 8 mila comuni italiani, ognuno si troverebbe sul proprio territorio una media di 20-25 migranti, un numero contenutissimo e quindi facile da gestire". "La Commissione vuole poi valutare gli aspetti economici dell'immigrazione – prosegue – ovvero le modalità di affidamento della gestione dei servizi, quanto viene speso, a chi vengono dati i soldi. Anche su questo aspetto interrogheremo il ministro Minniti in Commissione e verificheremo anche quanto accaduto ieri al Cpa di Cona (Venezia), prevedendo, eventualmente, un sopralluogo".