In un'unica udienza l'accusa ha calato le sue carte. Si profila un processo lampo quello che vede imputata l'ex sottosegretaria alla Cultura al governo Renzi, Francesca Barracciu (Pd), accusata di peculato aggravato nell'ambito dell'inchiesta sul presunto uso illecito dei fondi dei gruppi del Consiglio regionale della Sardegna.
Dopo aver presentato nella scorsa udienza una memoria con tutte le attività investigative svolte dal suo speciale pool di carabinieri e finanzieri, il pubblico ministero oggi ha rinunciato all'esame di tutti gli altri testi dell'accusa.
Sul banco dei testimoni, dunque, è salito il solo luogotenente dei carabinieri Mariano Natale, che ha risposto al controesame del difensore Franco Luigi Satta e alle domande chiarificatrici del presidente del collegio giudicante Massimo Costantino Poddighe (affiancato da Francesco Alterio e Andrea Mereu). Il sottufficiale ha ricordato che l'ex sottosegretaria per un periodo aveva la residenza a Sorgono, comune in provincia di Nuoro di cui è stata anche sindaco, chiarendo anche ai giudici la genesi dell'inchiesta che ha visto coinvolti complessivamente un'ottantina di consiglieri regionali tra la XIII e la XIV legislatura. Francesca Barracciu era presente in aula, seduta accanto al proprio difensore. Con il consenso della difesa all'acquisizione dei verbali d'indagine e la rinuncia dell'accusa a chiamare in aula i propri testi, la prossima udienza, il 2 marzo, sarà incentrata sull'esame dell'imputata: l'allora componente del governo Renzi deciderà se rispondere alle domande del pm o rilasciare dichiarazioni spontanee, poi sfileranno i testimoni a difesa. Il 13 giugno, salvo imprevisti, potrebbe già iniziare la discussione con la requisitoria della pubblica accusa.
La Procura di Cagliari contesta alla Barracciu una somma di 81mila euro relativa alla legislatura regionale 2004-2009, soldi del gruppo consiliare Pd destinati all'attività istituzionali ma che l'accusa ritiene siano stati spesi illegittimamente.







