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Stop al termodinamico solare in Sardegna ed in particolare a Gonnosfanadiga e Guspini. “In vista dell’imminente espressione del parere da parte della Commissione tecnica nazionale di valutazione dell’impatto ambientale, intendo ribadire la contrarietà della Regione Sardegna alla realizzazione dell’impianto solare termodinamico da 55 MWe denominato ‘Gonnosfanadiga, Comuni di Gonnosfanadiga e Guspini”. Lo ha scritto stamani l’assessore della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna, Donatella Spano, in una lettera inviata al Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. Sono state numerose l’estate scorsa le proteste, sit in e i comitati spontanei sorti nei del paesi del Medio Campidano contro il progetto che prevede l’installazione di specchi parabolici su 232 ettari di campagna tra Guspini e Gonnosfanadiga e 269 a Villasor. Un progetto che non piace neppure a Coldiretti Sardegna, scesa in campo insieme ai sindaci per difendere l’attività di agricoltori e allevatori del territorio.
 
La posizione espressa dalla Regione sarda ribadisce la linea già manifestata in passato a proposito dell’analogo progetto “Fluminimannu” da realizzarsi, secondo le proposte, nei territori dei Comuni di Villasor e Decimoputzu. Per tale progetto è in corso la procedura, indicata dalla normativa, che prevede “il deferimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per una valutazione complessiva a seguito di pareri, tra loro contrastanti, resi dalla Regione “a porre in essere, in tutte le sedi istituzionali, ogni azione utile a impedire la realizzazione degli impianti nei territori di Gonnosfanadiga e Guspini”. 
 
Sul progetto, gli uffici della direzione generale dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente avevano già espresso parere tecnico negativo con due distinte note: una del 22 ottobre 2015 e l’altra del 14 giugno 2016. “Le motivazioni che sottendono al netto diniego da parte della Regione Sardegna – è scritto nella lettera – sono riconducibili alle seguenti notevoli criticità: la sottrazione di suolo all’uso agricolo; l’incoerenza col Piano energetico regionale; la forte opposizione del territorio in merito alla realizzazione dell’impianto”. 
 
Per quanto riguarda il primo aspetto, la dimensione degli spazi interessati per la realizzazione del sito comporterebbe il sacrificio di un’area produttiva, attualmente adibita a uso agricolo e al pascolo del bestiame. Ciò sarebbe in contrasto con gli obiettivi della politica agricola regionale per il consistente consumo di suolo agrario e produrrebbe un inevitabile impatto negativo anche sugli ecosistemi coinvolti, che svolgono un ruolo ecologico di primaria importanza per il mantenimento dell’agro-biodiversità, per il flusso dei servizi ecosistemici e per la capacità di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Allo stesso tempo si mortificherebbero le aziende agricole che operano in quei luoghi alle quali verrebbe negata la disponibilità di quegli spazi con effetti di carattere economico-sociale facilmente immaginabili.
 
L’incoerenza col Piano energetico regionale deriva dal fatto che un impianto di tali dimensioni non è in linea con la strategia energetica regionale che si basa invece su principi europei di generazione distribuita ed efficiente, con impianti di piccola taglia e micro reti di distribuzione. Va quindi ulteriormente evidenziato il forte malcontento e la netta contrarietà della popolazione alla realizzazione del progetto, soprattutto per le forti tensioni di carattere economico-sociale che potrebbero derivarne.
 
Emanuele Concas