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In Sardegna lo statuto autonomistico viene rispolverato solo quando la classe politica italianista deve salvaguardare i suoi interessi di casta. Così fa quando deve giustificare gli aumenti ai propri stipendi o ai manager di propria fiducia e così fa quando deve impedire ad espressioni politiche poco controllabili di entrare nel palazzo. È questo il caso della legge elettorale siglata dalla scorsa legislatura da maggioranza e opposizione per impedire ai 5stelle e all’area indipendentista di essere eletti. Alle scorse elezioni regionali votò poco più del 50% e di questa percentuale circa il 20% non è rappresentata a causa delle rigidissime soglie di sbarramento previste dalla legge (il 10% per le coalizioni e il 5% per la singola lista).
Negli ultimi mesi l’associazione “Meglio in due” ha chiesto al Consiglio Regionale di inserire la doppia preferenza di genere, cioè l’obbligo per i partiti di compilare liste con eguale numero di uomini e di donne. E così il presidente del Consiglio Regionale Gianfranco Ganau ha colto la palla al balzo per verniciare di rosa una legge profondamente impopolare e antidemocratica degna del sultano turco Erdoğan. 
Cosa cambia nella proposta di Ganau rispetto alla scorsa legge elettorale? Poco o nulla, perché la soglia di sbarramento rimane altissima sia per le coalizioni che per le singole liste (rispettivamente 10% e 5%). Inoltre rimangono invariati anche i collegi elettorali ricalcati sulle vecchie 8 province che, nel frattempo, sono state abolite. Per chi ha dovuto raccogliere le firme con questo sistema sa benissimo che si tratta di un ulteriore burocratica complicazione, fatta a posta per affossare possibili scomodi competitor. 
Ma l’aspetto più fastidioso e preoccupante sono le motivazioni che Ganau porta a questa proposta di riforma della legge elettorale. Questo nuovo testo – ha dichiarato Ganau – «vuole rivedere la logica di autoconservazione della classe politica che di fatto non ha garantito un’adeguata rappresentanza di genere e neppure la rappresentanza politica». Ci sarebbe da chiedere al signor Ganau come pensa di garantire la rappresentanza politica tagliando fuori chi non arriva al 10%. È chiaro che si tratta di un modo di indurre quelli che Ganau definisce “formazioni politiche di carattere regionalista” a praticare l’entrismo nel centro sinistra eliminando così i dissidenti e chi non si vuole piegare alla logica del collaborazionismo.
Stia tranquillo il signor Ganau, presto il vento che soffia in Catalogna e il Corsica spazzerà via anche lui e il suo ceto politico, nonostante tutti i trucchi e i trucchetti messi in scena per arginare la storia.