Le Province tentano di uscire dall'angolo, nonostante oggi abbiano incassato una prima buona notizia con lo stop definitivo del governo al terzo taglio 2017, pari a 650 milioni, ratificato in sede di Unificata. Il presidente dell'Upi Achille Variati ha commentato soddisfatto a denti stretti, ma subito ha rilanciato la palla in avanti per ribadire concetti che afferma ormai da settimane, cioè che "lo stallo economico delle Province rimane tutto, e non consente al momento di redigere i bilanci e neanche di finanziare i servizi essenziali per scuole, ambiente e strade". Al di là dell'intesa sull'azzeramento del taglio, che sarebbe stato il terzo per l'anno in corso, "rimaniamo in attesa di un dl urgente – ha avvertito il presidente dell'Upi – con cui il governo dà altre risorse ai nostri enti per consentire di svolgere i servizi a cui sono istituzionalmente chiamati. E mi piace ricordare che più volte abbiamo reso noto i conteggi che provano la mancanza al sistema Province di 600 milioni". Il decreto, ha auspicato, "spero possa arrivare tra fine mese e i primi di marzo". Sulle risorse al lumicino degli enti di area vasta oggi è tornata ad accendere i riflettori la Corte dei Conti. In un'audizione in Commissione bicamerale per il federalismo la sezione Autonomie dei giudici contabili ha affermato che "la forte riduzione delle risorse destinate a funzioni esercitate con continuità e in settori di notevole rilevanza sociale risulta manifestamente irragionevole". E questo perché "gli assetti gestionali e funzionali" di questi enti sono stati "resi precari dalle norme che hanno inciso" sulla loro "autonomia organizzativa e finanziaria". E non solo: secondo la Corte dei Conti "nella cornice delle proprie responsabilità istituzionali e nel quadro delle proprie attribuzioni", le Province "devono poter disporre delle risorse finanziarie e di personale per la garanzia dei servizi essenziali per cittadini e territori, sempre nell'ottica della massima razionalizzazione delle risorse". Soltanto una settimana fa, soprattutto relativamente alla tempistica del decreto del governo, le Province si erano spinte a minacciare il ricorso alle Procure con esposti cautelativi in cui verrebbe segnalata la mancata ottemperanza nell'erogazione di risorse verso un organismo tutelato dalla Costituzione. "Siamo pronti anche a piantare una tenda di fronte a una sede istituzionale e da lì non ci muoveremo fino a quando non avremo una risposta", aveva avvertito Variati di fronte a un'assemblea piuttosto nervosa di presidenti di Provincia. "Perché da ora in poi – aveva detto tra gli applausi degli amministratori – ci comporteremo da combattenti". Per gli enti la meta a cui tendere a questo punto è la data del 31 marzo, quando, secondo la Finanziaria 2017, dovranno approvare i bilanci preventivi. Ma questo, argomentano gli amministratori, è impossibile, "visti i 700 milioni di squilibrio presenti in cassa". Tra le priorità minime elencate da Variati, a parte l'azzeramento del taglio da 650 milioni concesso oggi, rimane l'assegnazione di almeno 250 milioni aggiuntivi per le funzioni fondamentali e l'erogazione di altri 300, facenti capo al fondo Anas, da impiegare per la manutenzione straordinaria delle strade.
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Province, stop taglio da 650mln: ‘Ma mancano risorse’
