“I colleghi trasferiti fuori provincia o fuori regione devono poter tornare a casa”. Lo chiedono Uil scuola e Cobas, a proposito delle centinaia di docenti sardi che per il prossimo anno scolastico rischiano di dover insegnare lontano dal luogo di residenza.
La situazione, dopo la salvezza ottenuta l’anno scorso grazie a un accordo tra Ufficio scolastico regionale e sindacati, per loro si è ora complicata in seguito al no da Roma alle assegnazioni provvisorie su posti di sostegno per docenti non specializzati. Oggi un centinaio di insegnati hanno partecipato al corteo organizzato da Uil e Cobas, dalla sede della Uil in via Po all’assessorato regionale all’Istruzione in viale Trieste.
Obiettivo, ha detto uno dei portavoce regionale dei Cobas, Andrea De Giorgi, “chiedere all’assessore Giuseppe Dessena che si faccia portatore delle loro istanze”. Per i quali, ha aggiunto, “andare fuori regione e fuori provincia comporterà un danno economico enorme”. I docenti che da settembre potrebbero dover lasciare la Sardegna sono un centinaio, si parla invece di diverse centinaia per quelli che saranno assegnati in scuole fuori dalla provincia di residenza”.
Al corteo ha partecipato anche il deputato di Unidos, Mauro Pili, che ha già inoltrato tre interpellanze alla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli. “In Sardegna – spiega il parlamentare – ci sono circa tremila alunni con disabilità a cui devono essere affidati obbligatoriamente insegnanti di sostegno. La richiesta è chiara, questi posti devono essere assegnati a docenti sardi, a partire da quelli che sono stati deportati in altre regioni. E’ meglio garantire la continuità didattica e affettiva con questi docenti che già lo scorso anno, pur essendo assegnati fuori dall’Isola, sono stati utilizzati come docenti di sostegno in Sardegna”.