Nei pressi di Mayadin, città siriana recentemente liberata dall’esercito di Damasco e dai suoi alleati, sono stati rinvenuti depositi dello Stato Islamico pieni di armi di produzione occidentale. La denuncia è arrivata nei giorni scorsi dal ministero della Difesa di Mosca – citato da Russia Today e Sputnik news – che nel riferire delle operazioni compiute nell’area quanto all’eliminazione definitiva delle residue sacche di resistenza jihadista a Mayadin, “grande insediamento sotto il controllo dello Stato Islamico nella valle del fiume Eufrate e potente roccaforte dei terroristi in Siria”, ha rivelato che sono state appunto scoperte strutture contenenti armamenti fabbricati in particolare in Israele e Stati Uniti.
“I depositi sono enormi. Sono scioccato per il quantitativo di armi che contengono. Si tratta di centinaia di migliaia di armi e munizioni di ogni tipo, israeliane, americane e anche di produzione orientale” ha detto tra l’altro in proposito a RT il colonnello dell’esercito siriano Rami Mauvas. Che ha poi precisato che quelle trovate sono “armi leggere, medie e pesanti. Tra esse anche carri armati e veicoli pesanti, oltre a diversa attrezzatura logistica”.
Nel frattempo comunque, nel Paese si continua a combattere i terroristi. E a morire: è di ieri, infatti, la notizia che l’esercito di Damasco ha perso uno dei suoi più noti generali: Issam Zhareddine, che aveva diretto le unità della guardia repubblicana a difesa della capitale per poi passare a coordinare le operazioni a Deir Ez Zor, è deceduto dopo che il convoglio su cui viaggiava è saltato in aria in seguito all’esplosione di una mina.
Quanto poi in generale alla situazione siriana, dopo la liberazione di Raqqa, portata a termine nelle scorse ore dagli uomini della coalizione arabo-curda delle Forze Democratiche Siriane (la cui azione è ritenuta illegale da Damasco), stando ad alcune fonti ufficiali americane citate da Nbc, Washington starebbe ripensando alla strategia da applicare nell’area, non avendo le idee chiare sulla normalizzazione del conflitto. Come osservato Nbc – si legge su Sputniknews – la discussione del piano per la Siria si è imbattuta in alcune “difficoltà”, relative in particolare a cosa fare per liberare il Paese dagli islamisti senza permettere al presidente Bashar Assad e alle forze filo-iraniane di mantenere il controllo della regione. Non ci sarebbe inoltre uniformità di idee quanto al passaggio di potere in Siria: secondo le fonti dell’emittente, infatti, l’ala conservatrice dell’amministrazione Trump vuole a tutti i costi che Assad sia messo da parte, ma sembra stia acquisendo sempre più consensi la convinzione che solo l’attuale leader di Damasco sia in grado di evitare che la Siria diventi “un buco nero che potrebbe inghiottire la maggior parte della regione”.
Fonte: Il giornale d’Italia