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Una Sardegna divisa in due o tre parti per garantire trasporti più efficienti e per andare incontro alle esigenze del territorio o del paese che si sente isolato o trascurato dal bus di città o dalla “corriera”.

Una sorta di “autonomia” governata da chi conosce bene problemi e necessità di chi usa i mezzi pubblici. L’assessore regionale ai Trasporti Carlo Careddu ha parlato di svolta epocale: il traguardo è fissato per il 2019. Niente rotaie in questo caso, la rivoluzione è solo sul “gommato”. Di mezzo c’è la nuova normativa nazionale: l’isola – questi i primi scenari illustrati oggi dagli advisor selezionati dalla Regione – potrebbe essere divisa in bacini sud, centro o nord. O in bacini nord e sud. In quest’ultimo caso ci sarebbero due versioni: centrosud e nord oppure sud e centronord.

Ma si tratta di possibilità. Perché – e oggi c’è stato un primo confronto con i territori – il futuro del trasporto pubblico locale si dovrà scrivere con la massima condivisione. Presenti sindaci e assessori da tutta la Sardegna, da Sassari a Nuoro. La normativa non offre molte scelte: ogni bacino deve avere un minimo di 350mila abitanti. “Che cosa dobbiamo fare? – ha detto Careddu – individuare bacini di traffico e gli enti di governo che dovranno gestirli. Entro il 2019 dobbiamo assegnare i nuovi servizi. Questa è un’occasione: possiamo cambiare sistema. In una Sardegna caratterizzata dal forte decremento demografico occorre avvicinare i cittadini ai loro diritti”.

L’autonomia? “C’è un criterio di sussidiarietà: il quadro normativo devolve le competenze agli enti locali. È significativa qui la presenza dell’Anci e degli amministratori locali. Ci sarà una riflessione da parte di chi conosce bene le esigenze del territorio”. Paura di tagli? “No – ha detto- questo è potenziamento al servizio degli utenti”. Tutto passerà ora per il Consiglio regionale. I Comuni? “È importante – ha detto il presidente dell’Anci Emiliano Deiana – che questa riforma parta dal basso. Considerando le esigenze di chi vive nelle città, nelle coste e di chi risiede nell’entroterra”.