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“Lavorare stanca! E stanca sul serio, non perché a scriverlo è stato Cesare Pavese. Stanca perché il lavoro è fatica, è dedizione, abdicazione, richiede sforzo fisico e mentale.
Stanca in modo esponenzialmente maggiore se si è costretti a prestare la propria forza lavoro a ‘pagherò’!” Lo scrive in una nota Salvatore Drago, a nome dell’Unione sindacato di base.

“I lavoratori, che non sono robot, hanno famiglie da mantenere; mutui da onorare, bisogni da soddisfare, hanno, insomma bisogno di essere retribuiti nei tempi e nei modi che il contratto prevede. Stanca il lavoro, specie se si svolge un tipo di attività lavorativa a contatto con soggetti speciali che necessitano di particolari cure e dedizione e proprio in virtù di ciò questi lavoratori avrebbero bisogno di non essere assillati dall’idea che i loro salari e stipendi sono in arretrato di parecchi mesi. (6, 7, e persino 8). Questo concetto che dovrebbe essere basilare, che è previsto in tutti i contratti di lavoro, sembra non essere stato recepito dall’Azienda AIAS, dalla sua dirigenza! Una Azienda, che lavora in regime di (quasi) monocommittenza: Ovvero le sue prestazioni sono richieste e pagate da un Ente pubblico: ATS/Comuni.

Chiediamo – continua la nota – che sia il Pubblico ed in special modo l’Assessore Arru e il dottor Moirano a tener fede a quanto detto il 24 novembre scorso “ Chiarire il discorso dei crediti e riconvocare i sindacati”. Vogliamo sapere a che punto è l’annosa questione; vogliamo sapere se e quanto i lavoratori devono aspettare per avere quanto loro spetta.
Vogliamo che all’interno dell’Azienda si stabiliscano normali relazioni sindacali.
Che vengano ritirate le sanzioni disciplinari per coloro che hanno “osato” protestare.
Se ne facciano una ragione i dirigenti di questa Azienda, lo capiscano i committenti, che il fatto di non percepire lo stipendio regolarmente può indurre a profferire qualche frase fuori dalle righe e del bon ton”.

“Batta un colpo l’Assessore” conclude Drago. “Non rimanga silente la politica. A tutto, proprio a tutto c’è un limite! Un limite che se viene oltrepassato si entra nell’arbitrio. Arbitrio che USB non intende tollerare”.