I militari della Guardia di Finanza di Cagliari hanno sequestrato 4 milioni di euro, tra beni e contanti, a Rober Carboni, imprenditore 71enne dell’ex Ila di Portovesme (Su), fallita con un buco milionario e con il licenziamento di oltre 200 maestranze, tra dirette e dell’indotto. Quella dell’ex Ila di Portovesme è una delle vertenze ancora in atto nel Sulcis. Carboni fu arrestato nel 2011 insieme ad altre persone coinvolte nel fallimento milionario dell’Ila. Il Nucleo di polizia economico-finanziaria di Cagliari ha eseguito, in Sardegna e Lombardia, il decreto emesso dalla II Sezione penale del Tribunale di Cagliari, di immobili, partecipazioni societarie, automezzi, beni di lusso, rapporti finanziari e bancari nonché denaro contante, per un valore stimato di oltre 4 milioni di euro, nella disponibilità dell’imprenditore 71enne cagliaritano che operava in vari settori economici,ma in particolare nell’alluminio.
La misura giunge a conclusione di una delicata indagine delle Fiamme gialle sotto la direzione della procura cagliaritana (pm Diana Lecca), e scaturisce da una serie di indagini penali e controlli fiscali condotti, a partire dagli anni 2008 e 2009, nel settore della criminalità economico-finanziaria che hanno portato ad individuare, la figura di Carboni, coinvolto in numerose vicende giudiziarie relative a reati fallimentari, fiscali ed alla truffa aggravata per il conseguimento indebito di erogazioni pubbliche per oltre 22milioni nel 2008.
Carboni, infatti, è risultato il comune denominatore di tutte le investigazioni, anche per la complessa e fitta rete societaria che aveva realizzato, caratterizzata da numerose aziende, spesso inattive, ma ritenute degli “schermi” a copertura delle attività illecite, oltre che per l’utilizzo di “prestanome”, in genere suoi familiari. L’uomo, tra l’altro, si era nel frattempo “spogliato” della titolarità della maggior parte delle cariche sociali rivestite nonché dei suoi beni mobili ed immobili, passati ai suoi parenti più prossimi.
In questo contesto, a seguito dell’indagine, i militari hanno ricostruito il profilo di pericolosità “sociale” del tipo “economico-finanziaria” di Carboni nonché individuato l’ingente patrimonio che era stato accumulato ed “occultato”, condizioni soggettive ed oggettive che hanno consentito di segnalarlo all’autorità giudiziaria per l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali. In particolare, “sotto il profilo soggettivo – si legge – , è emerso come l’imprenditore fosse stato coinvolto, durante un arco temporale di oltre venti anni, in una serie di attività illecite, variamente modulate in termini di gravità ma tutte connotate dall’attinenza alla sfera dei crimini economico–finanziari. Inoltre, l’“inclinazione” a delinquere del soggetto emergeva dalle diverse misure cautelari personali emesse nei suoi confronti nonché dalle condanne penali inflittegli”.
Sotto il profilo oggettivo, anche grazie ad approfondimenti operati attraverso la valorizzazione dei dati contenuti nelle banche dati della Gdf, è stato dimostrato “come il proposto, sebbene spogliatosi di ogni carica sociale ed intestazione formale di beni, avesse in realtà mantenuto la direzione degli asset societari nonché la disponibilità dei numerosi immobili e conti correnti, attraverso l’interposizione di persone fisiche e giuridiche. In tale ambito, si dimostrava, inoltre, che le ricchezze riconducibili a lui o a suoi familiari erano in valore nettamente sproporzionato rispetto al reddito dichiarato o all’attività economica svolta, tanto da poter ragionevolmente ipotizzare che fossero il risultato del reimpiego delle disponibilità economiche illecitamente accumulate”.
Il tribunale di Cagliari, su proposta della Procura, ha emesso il decreto di sequestro “di prevenzione”, in vista della successiva confisca, che ha riguardato 8 unità immobiliari, 6 conti correnti bancari, denaro contante per circa 53 mila ero, 7 auto, 3 moto, quote di partecipazione riconducibili a 6 società, un’imbarcazione e 23 orologi di pregio, il tutto per un valore di oltre 4 milioni di euro.







