Il Sindaco di Quartu Stefano Delunas interviene nel dibattito sempre più attuale sulla necessità di individuare un inno della Sardegna, istituzionalizzato, che possa rappresentare ed identificare l’Isola così come già avviene con la bandiera dei Quattro Mori. Il Primo Cittadino ha una sua preferenza, non intransigente, su quale siano le note più rappresentative, ma sottolinea soprattutto la necessità di un’investitura il più rapida possibile.

La Sardegna ha sviluppato nei secoli una propria identità nazionale. Non si può escludere, o meglio negare, che la condizione geografica, ovvero l’insularità, abbia contribuito in maniera importante alla crescita di questo radicamento, di questo sentimento e questa consapevolezza che neanche le tantissime dominazioni succedutesi nell’isola hanno scalfito. Questo sentimento della comunità necessita di concretizzarsi in segni distintivi di appartenenza. La bandiera dei Quattro Mori è uno di questi segni, ma l’inno sardo è un altro tassello importante che ancora non è stato identificato dal nostro popolo, una mancanza che ora va assolutamente colmata.

Nel dibattito politico sono stati citati e proposti diversi canti che hanno fatto la storia dell’Isola, per cause e motivazioni diverse: storiche, sociali, religiose, anche politiche. Canti che in ogni caso sanno suscitare profonde emozioni in vasti strati della popolazione isolana e possono per questo motivo ben rappresentarne l’identità. Difficile individuare quale di questi possa più di altri meritare di diventare l’inno ufficiale.

“La bandiera non è l’unico simbolismo di un’identità – spiega il Sindaco -. L’identità condivisa da un gruppo si riconosce da secoli anche grazie alla musica, più di recente negli inni, e quindi nei canti comuni condivisi, certificando e talvolta anche rafforzando il senso di appartenenza. Penso che il brano che meglio incarni il sentimento e il carattere dei sardi sia indubbiamente ‘S’innu de su patriottu sardu a sos feudatarios’, più comunemente noto come ‘Procurad’e moderare’. La sua valenza politica, il suo significato di ribellione, di coraggio, di reazione all’oppressione e quindi di grande vigore identificano in maniera incontrovertibile la figura del sardo”.

‘Procurad’e moderare’ è un’opera dal magistrato ozierese Francesco Ignazio Mannu. Correva l’anno 1794 quando la scrisse, in Corsica, dove era dovuto fuggire per evitare ritorsioni dovute alla sua azione antifeudale durante i moti rivoluzionari sardi. È una poesia in ottave, formata da 42 strofe, per 376 versi complessivi, scritti in lingua logudorese, con una musicalità che si rifà ai gosos della sacralità sarda. Il componimento descrive la disastrosa situazione economica che pervade l’isola in quegli anni e si conclude con un vigoroso grido d’incitamento alla rivolta. Un testo che ben incarna quindi quel desiderio di emancipazione vissuto in epoca storica solo nel periodo dei Giudicati.

Delunas non chiude però neanche alla proposta di un inno più moderno: “Questa mia preferenza per un testo e una musica che vengono da lontano nel tempo e che così bene identificano la nostra terra non significa che non si possa raggiungere lo stessi obiettivo con un pezzo nuovo, moderno, ma altrettanto emozionante. Non rifiuto a priori questa proposta fatta da diversi artisti sardi, un’idea che potrebbe anzi stimolare la passione e il talento dei tanti autori isolani doc. La cosa importante – sottolinea il Sindaco – è che si faccia, e che si faccia in fretta”.

Il sentimento identitario nell’Isola interessa tutti i cittadini, perché tutti i sardi, ovunque si trovino, restano sempre legati indissolubilmente alle proprie radici, alla propria storia, alla propria cultura e alla propria identità. “Troviamo, anzi scegliamo il nostro inno e facciamolo suonare nell’Isola prima di ogni Consiglio Comunale – propone il Sindaco -. Sebbene la Regione non possa deliberare sui Consigli Comunali, può sicuramente invitare i Sindaci a farlo, e i miei colleghi a loro volta possono accettare e avviare in questo modo una bella consuetudine per il futuro. È un ulteriore segnale di appartenenza che ben identifica il desiderio di emancipazione di un intero popolo, da sempre bramoso di essere padrone del proprio destino e libero di scegliere il proprio futuro”.