finanziaria-maninchedda-and-quot-su-accantonamenti-diamo-battaglia-and-quot

Obiettivo costruire il percorso per un grande congresso del popolo sardo, al di là della destra e della sinistra. Il Partito dei sardi conferma la linea della convergenza nazionale. “D’ora in avanti dobbiamo essere capaci di affrontare assieme i nostri problemi – ha spiegato il segretario del Partito dei sardi, Paolo Maninchedda, alla direzione del partito a Tramatza – sono gli stessi che in questi anni di alternanza tra centrodestra e centrosinistra, soprattutto a Roma, nessuno ha saputo e voluto risolvere”.

La direzione segue quella declinata in forma di assemblea popolare a Ottana. In quell’occasione “abbiamo scatenato un dibattito sul futuro della Nazione sarda, vedremo chi saranno i nostri prossimi compagni di viaggio”. La porta non sarà chiusa in faccia a nessuno, “esclusi fascisti e xenofobi”, ha sottolineato Maninchedda. Una cosa è certa: gli equilibri di forza sono cambiati, la cabina di regia della coalizione non è più appannaggio dei dem e il ragionamento del programma politico dovrà essere libero da ogni vincolo romano.

Insomma, ha aggiunto il presidente Franciscu Sedda, “non significa che il progetto non sia rivolto alle forze del centrosinistra, ma l’impostazione è diversa da quella canonica”. Resta, ovviamente, la centralità dei temi: crisi di sanità, agricoltura e scarsa qualità della vita nei centri periferici. “Nei paesi serve prendere in mano il tema della pressione fiscale nei confronti della quale bisogna attuare una ribellione legale”, ha detto ancora Maninchedda. Per Sedda, infine, il ragionamento sulla qualità della vita non prevede una “contrapposizione tra paesi e città, ma la costruzione di un patto tra centro e periferie”.