Venivano reclutate in Nigeria da Mama ‘Vera’ e attraverso il Sahara arrivavano in Libia, dove venivano detenute in strutture regolari, ed in altre gestite dai locali, anche per mesi. Subivano violenze ed angherie fino a quando non veniva pagata la seconda tranche del loro viaggio verso l’Italia agli scafisti, in gommone: dai 7 agli 8mila euro. Poi per riscattare la libertà avrebbero dovuto corrisponde all’organizzazione criminale il doppio, dai 15 ai 16mila euro. Lo hanno scoperto i Carabinieri della Compagnia di Carbonia, che stamani hanno arrestato due ‘mamane’ che gestivano la piazza della prostituzione di Sassari: Sofia Tony, 32enne e di Bridget Tina Adomwwonyi, 36enne, entrambe nigeriane, arrestate la prima a Sassari e l’altra ad Alessandria, ritenute responsabili di sfruttamento e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione.

L’indagine nasce a Carbonia dopo l’arresto di uno scafista algerino. I carabinieri, allora guidati dal Capitano Giuseppe Licari, scoprono che un 18enne algerino (arrestato nel 2015 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e ora 21enne) è lo scafista che è in contatto a Cagliari con Yacine Messadi, 45enne, che gestisce la piazza dello spaccio di hashish ed eroina nel quartiere della ‘Marina’ insieme ad un tunisino 32enne, Nidham Hammouda. L’algerino, estremamente religioso, vietava ai figli che gestivano la strada, di bere alcol e drogarsi, e si riforniva di eroina dai nigeriani, i quali si rifornivano dai loro connazionali ‘sassaresi’.

Proprio il collegamento tra le organizzazioni nigeriane cagliaritane e sassaresi, ha permesso ai militari del Capitano Lucio Dilio di scoprire il traffico di ragazze nigeriane, tra le quali diverse minorenni.

La tratta emersa nel corso del’indagine è infatti quella tra la Nigeria, la Libia e Sassari, che consentiva di far giungere in Italia giovani donne nigeriane per essere immesse nel circuito della prostituzione a Sassari. Nell’ambito delle attività d’intercettazione sviluppate nell’operazione ‘Arruga’, è stata individuata una compagine criminale nigeriana, con carattere transnazionale che opera a Sassari, dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione, che, nel periodo oggetto d’indagine, ha promosso e finanziato il trasferimento in Italia di almeno 10 ragazze.

Le due Maman Sofia Tony e di Bridget Tina Adomwwonyi insieme a Williams e Obasohan ricercato e uomo di fiducia e principale collaboratore di un quarto uomo anch’esso ricercato all’estero, si erano suddivisi tra loro i compiti: la Tony si occupava di individuare le donne interessate a immigrare clandestinamente in Italia e di finanziare il viaggio, Obasohan di finanziare la permanenza in Libia dei migranti in attesa della loro partenza mentre la Edomwonyi coordinava l’illecita attività di favoreggiamento e sfruttamento in Italia.

Per favorire l’immigrazione clandestina si avvalevano di soggetti dimoranti in Libia e Nigeria, inseriti nel traffico di esseri umani, tale Mama Vera (nigeriana non identificata) la quale aveva il compito di individuare le giovani da avviare alla prostituzione e di anticipare il corrispettivo per il viaggio delle ragazze (il corrispondente di 7.000 euro per migrante versate sul conto del traghettatore) che venivano affidate in Libia ad altro soggetto (non identificato, ma tale ‘Frede’). Gli associati si occupavano anche di sovvenzionare la permanenza delle migranti custodite in ghetti nel campo libico: qui aspettavano anche molte settimane prima di essere imbarcate, costrette a subire la sofferenza della fame, del freddo, le pessime condizioni igieniche nonché le avance e le minacce dei loro carcerieri. Arrivate in Italia e sistemate in un centro di accoglienza in Campania, ricevevano dalle Maman nuove schede telefoniche, soldi, documenti d’identità falsi nonché indicazioni su come allontanarsi dal centro d’accoglienza e prendere il traghetto Civitavecchia – Olbia.

A questo punto le Maman davano alle loro protette le istruzioni sulle attività che avrebbero dovuto svolgere per “riscattare” la propria libertà: procuravano loro una casa dove esercitare il meretricio e gli abiti “da lavoro”, davano consigli su come comportarsi con i clienti, aiutavano le ragazze, che non parlavano l’italiano, a trattare con i clienti.

L’operazione Arruga inoltre ha permesso finora di assicurare alla giustizia altre 8 persone, di cui 4 italiani e 4 stranieri, arrestati in flagranza di reato per traffico di sostanze stupefacenti nel Lazio ed in Sardegna, di arrestare, in flagranza di reato, uno “scafista” algerino, mentre trasportava extracomunitari clandestini da Hannaba alle coste del Sulcis. Inoltre è stato eseguito un fermo di indiziato di delitto e 2 ordinanze di custodia cautelare a carico di 3 nigeriani, responsabili di traffico di sostanze stupefacenti.

Nel corso dell’indagine sono state sequestrati 2,582 kg di eroina, 500 grammi di hashish e 54 di marijuana e 5.020 euro di banconote contraffatte.