“E’ importante che i candidati a Presidente della Regione Sardegna dichiarino nei loro programmi che cosa intendono fare per promuovere il lavoro dei sardi e per migliorare le condizioni di vita di tutti i cittadini. Certo non è sufficiente che questo venga affermato prima o durante la campagna elettorale. E’, invece, indispensabile che la politica e le istituzioni migliorino la propria funzione, soprattutto nella fase attuativa, dimostrando coerenza e rispetto di quanto viene loro richiesto dai lavoratori, dai pensionati, dai disoccupati, dalle imprese, dal mondo del volontariato e dell’associazionismo”. Inizia così la lettera aperta del segretario generale della Cisl sarda, Gavino Carta, ai candidati presidenti alle elezioni regionali di febbraio.

“Ciò è particolarmente importante in un momento della vita del Paese caratterizzata da profonde divisioni politiche, dal prevalere degli antagonismi e degli egoismi. In Sardegna – osserva Carta – è urgente ridare valore al lavoro, sostenere le imprese che, nonostante la crisi, resistono e creano ricchezza, investire sulla scuola e sulla formazione, promuovere e premiare la solidarietà individuale e sociale. Questo sarà possibile se chi avrà la responsabilità di governare saprà aprirsi al dialogo e al confronto con chi rappresenta il mondo del lavoro, delle imprese, degli Enti Locali e del volontariato, rifuggendo dall’autoreferenzialità e dall’arroganza che spesso provengono dall’esercizio del potere e dall’idea, sbagliata, che il voto ed il consenso elettorale autorizzino a fare “tabula rasa” del buon senso, della ricerca faticosa e spesso necessaria della mediazione, dell’unità e della pace sociale”.

“Le Istituzioni forti – prosegue il segretario della Cisl – necessitano infatti di una società ben rappresentata, forte e coesa, che possa positivamente, pacificamente e proficuamente interloquire con la società e per la costruzione del bene comune. In tale contesto, le istituzioni, la Regione in primo luogo, possono essere soggetti di promozione dello sviluppo e del lavoro, ma anche di regolazione della pluralità degli interessi individuali e collettivi, sociali ed economici. La Regione non può più essere un soggetto che assomma in sè capacità programmatoria, attuativa, di spesa, di controllo, di gestione; una sorta di entità tentacolare che si allunga, limita e riduce le altre istanze rappresentative, disconoscendo i principi della sussidiarietà e il ruolo degli altri soggetti in campo. Non era questa l’idea dell’autonomia e della specialità che, nella nostra storia, si confrontò con lo Stato “accentratore”.

Ecco quindi l’esigenza di riprendere con maggior forza e vigore il confronto Stato-Regione, rivedendo e rafforzando i contenuti del patto costituzionale e, nel contempo, avviando una revisione del ruolo della Regione, rivisitandone la funzione a favore degli enti locali (comuni ed Enti intermedi), non solo sul versante della disponibilità delle risorse finanziarie, ma anche su quello dei poteri programmatori e attuativi. Il contenzioso con lo Stato sarà tanto più efficace quanto più efficiente e capace si dimostrerà il gruppo dirigente che verrà eletto con le prossime elezioni regionali”. “Il sindacato – conclude Carta – è autorità di rappresentanza e tutela, ma è anche soggetto importante sui processi di sviluppo e regolazione. Proprio per questo ribadisce la sua disponibilità a lavorare e confrontarsi con la politica, le istituzioni e la Regione per costruire insieme le condizioni di una società migliore e più giusta”.