“Il 18 novembre 2013 abbiamo fatto quanto era in nostro potere fare, monitorando il territorio e mettendo le transenne nelle strade più a rischio compresa la provinciale 46, sia dal versante Oliena che da quello di Dorgali, dove nel pomeriggio mentre imperversava il ciclone Cleopatra è avvenuta la tragedia”. Sono le parole del comandante dei Vigili del fuoco di Oliena Filippo Secchi sentito come teste nella nuova udienza del maxi processo per la tragica alluvione di cinque anni fa in cui morì, inghiottito dal crollo del ponte di Oloé sulla provinciale Oliena-Dorgali, il poliziotto Luca Tanzi.

Sul banco degli imputati 61 persone, tra amministratori e dirigenti di enti pubblici accusati a vario titolo di omicidio colposo e disastro colposo. Una deposizione lunghissima quella del capo dei vigili chiamato in aula come teste della Pm Emanuela Porcu. Sechi davanti al giudice monocratico Giorgio Cannas ha ripercorso con la memoria tutto il lavoro fatto quel giorno prima che il ciclone Cleopatra portasse morte e distruzione. “Siamo intervenuti con tutti gli strumenti che avevamo a disposizione – ha detto – e informando tempestivamente Questura, Prefettura, Vigili del Fuoco e tutte le autorità competenti in materia di Protezione civile”.

Nell’udienza di oggi è stato sentito anche l’agente della Polizia scientifica Salvatore Aru che ha prodotto ai giudici il fascicolo fotografico da lui realizzato sul ponte di Oloé subito dopo la tragedia. Il processo è stato aggiornato al 4 febbraio. Gli imputati dei tre filoni d’inchiesta, poi unificata, devono rispondere del crollo del ponte di Oloè, dell’esondazione della diga Maccheronis, a Torpé, che intrappolò in casa, uccidendola, l’anziana Maria Frigiolini, e del cedimento del ponte sul rio Sologo a Galtellì.