Ci sono anche tre italiani e tra questi due segretari della Commissione territoriale per il riconoscimento della Protezione internazionale, dipendenti del ministero dell’Interno, tra le 11 persone arrestate a Cagliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la permanenza illegale in Italia di cittadini bengalesi. Gli agenti della Squadra mobile e gli uomini della Digos li hanno catturati questa mattina nell’ambito di due indagini che hanno portato all’individuazione del gruppo criminale: 196 gli indagati, di cui 28 italiani.

Le due indagini si sono mosse parallelamente: quella condotta dalla Squadra mobile è sfociata nell’esecuzione di otto decreti di fermo per sette bengalesi e un italiano, tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; l’inchiesta della Digos invece è culminata con la notifica di cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere per tre bengalesi e due italiani, anche in questo caso per associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina e alla corruzione. Punto di incontro tra le due indagini i due interpreti, due cittadini bengalesi, destinatari sia del decreto di fermo che dell’ordinanza in carcere.

C’è anche l’ex presidente della comunità bengalese a Cagliari, Abu Salam, 42 anni tra le persone finite in manette questa mattina nell’ambito della doppia indagine di Mobile e Digos di Cagliari sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo gli investigatori era proprio lui, all’epoca dei fatti, al vertice dell’organizzazione criminale specializzata nel favorire l’immigrazione clandestina in Italia ma anche nel far ottenere la protezione internazionale a bengalesi che si trovavano già sul territorio nazionale provenienti da Milano, Napoli e Roma.

C’è anche l’ex presidente della comunità bengalese a Cagliari, Abu Salam, 42 anni tra le persone finite in manette questa mattina nell’ambito della doppia indagine di Mobile e Digos di Cagliari sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo gli investigatori era proprio lui, all’epoca dei fatti, al vertice dell’organizzazione criminale specializzata nel favorire l’immigrazione clandestina in Italia ma anche nel far ottenere la protezione internazionale a bengalesi che si trovavano già sul territorio nazionale provenienti da Milano, Napoli e Roma.