“Era da prevedere che le lotte contro le basi, contro l’occupazione del suolo a scopi militari, avrebbero dovuto portare a conseguenze. Era da prevedere che lo stato (ed i suoi organi) non sarebbero rimasti inerti”, queste le parole degli attivisti del Cagliari Social Forum che ieri sera hanno promosso un sit-in sotto la Questura di Cagliari.
“Le prime avvisaglie della reazione si potevano evincere da un’intervista dell’allora Prefetta di Cagliari qualche mese addietro, dove candidamente affermava che i problemi della Sardegna, per quanto riguardava l’ordine pubblico erano l’anarco-insurrezionalismo e le lotte contro la fabbrica di bombe di Domusnovas”, prosegue la nota del Social Forum.
“Queste affermazioni, sembra, abbiano dato la stura per formulare accuse che sembrano essere un accrocchio di presunti fatti e intenzioni volti a togliere qualunque forma di libero pensiero, di lotta e di protesta, l’intenzione di ridurli e ridurci al silenzio di servi, schiavi e mendicanti”…”La Sardegna deve essere una terra di disperati mendicanti che si china prona a qualsiasi feroce padrone”, denunciano i militanti antimilitaristi.
“Un teorema, insomma che, vorremmo esserne certi, verrà smontato nelle sedi deputate ma che si ripercuote pesantemente sulla pelle dei quarantacinque imputati ed in special modo sui più giovani, un accrocchio che ha portato al rinvio a giudizio per
quarantacinque persone accusate di reati vari e 5 di loro addirittura di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico fino alla resistenza aggravata”, concludono.